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Sotto la lente: tutti i dati e le strategie di Schroders

7/15/2024 | Marcella Persola

Debutta con questa settimana la nuova rubrica dedicata al mondo degli asset manager che racconta le società di gestione attive in Italia, con riferimento ai dati, ai fondi e ai progetti proprio dalla voce dei protagonisti


Con una raccolta netta totale di 345,7 milioni di euro da inizio anno e un patrimonio totale di 27,5 miliardi (dati aggiornati al 31/05/2024) Luca Tenani (nella foto) country head Italy, Schroders, racconta le strategie, le expertise e i progetti della SGR. 

Quali sono gli elementi che caratterizzano il vostro gruppo?
Negli anni, Schroders è stata in grado di sviluppare un modello di servizio sorprendentemente ampio, nell’ambito sia dei mercati quotati che di quelli privati, capace di soddisfare le complesse richieste di molteplici tipi di clientela. Sono pochi gli asset manager a poter vantare una tale varietà e scalabilità d’offerta, costruita anche grazie a operazioni di crescita organica e acquisizioni mirate. Nonostante le sue dimensioni, il gruppo ha l’agilità di adattarsi ai cambiamenti di scenario, ma soprattutto la volontà e il potere di innovare. Siamo stati pionieri su numerosi fronti e la nostra storia lo dimostra, ma soprattutto lo siamo tuttora, in campi come l’applicazione dell’IA nei processi d’investimento o la democratizzazione dei private asset. Insomma, il nostro approccio ha resistito alla prova del tempo e non avrebbe potuto farlo senza due pilastri: una struttura di capitale più unica che rara, cui la quota della famiglia fondatrice conferisce stabilità di lungo periodo, e la forza del brand, riconosciuta a livello internazionale. 

 

Quali elementi hanno influenzato l'andamento della raccolta nell’ultimo trimestre?
La raccolta negli ultimi mesi si è confermata positiva, guidata dalla componente obbligazionaria nel segmento corporate investment grade. In linea con l’andamento dei flussi dell’industria, i dati indubbiamente riflettono la storica predilezione degli investitori italiani per il reddito fisso, alimentata dai tassi d’interesse offerti oggi dal mercato. Testimoniano inoltre la qualità della nostra offerta e la capacità di mantenere, ormai da anni, una vera e propria leadership, essendo riconosciuti come uno dei principali gestori nell’ambito del credito. A trainare la raccolta è stata la componente degli intermediari, banche e reti di consulenza finanziaria, sia nell’ambito dei fondi aperti che in formato deleghe di gestione, ma abbiamo anche assistito a una certa dinamicità sul segmento degli istituzionali. 

 

Quali delle vostre strategie hanno premiato gli investitori e quali sono i vostri fondi flagship?
La nostra expertise obbligazionaria premia da anni i numerosi sottoscrittori con stabilità di performance grazie a una piattaforma globale di specialisti. Sebbene le soluzioni sull’area europea ne rappresentino una parte importante, riteniamo sia fondamentale ampliare la prospettiva. Il fondo Schroder ISF Global Credit Income, per esempio, ben interpreta la nostra capacità di ricercare, con flessibilità, le migliori opportunità di reddito a livello internazionale contenendo le fasi di drawdown. Schroder ISF Strategic Credit, invece, con approccio crossover si pone in un punto molto interessante dello spettro del credito: capitalizza il potenziale del segmento BB, la parte se vogliamo “nobile” dell’high yield, con rischio di default ridotto. Passando all’azionario, sebbene le Borse abbiano corso negli ultimi tempi, al di là dei giganti tech americani c’è ancora spazio di crescita per chi sa selezionare senza bias geografici o di settore. A tale proposito, Schroder ISF Global Equity ricerca società con vantaggio competitivo duraturo ma con “gap” di crescita, inteso come differenziale tra le stime di mercato e il reale potenziale in termini di utili nel lungo periodo. Il fondo Schroder ISF Global Sustainable Growth, infine, è un altro nostro fiore all’occhiello grazie a un inedito processo di selezione, basato su una valutazione approfondita della sostenibilità dei modelli di business e delle relazioni delle aziende con i propri stakeholder. 

 

Guardando al futuro quali sono le vostre aspettative e quali progetti avete in cantiere?
Quella dei mercati privati è indubbiamente la prossima frontiera, anche in Italia. I tempi sono maturi per incrementare gli investimenti non quotati nei portafogli retail, date le evoluzioni normative e di prodotto. Il fenomeno del delisting è un dato di fatto, come è un dato di fatto che molte delle realtà più dinamiche, come le start-up tecnologiche ma anche eolico e solare, sono spesso all’ombra delle Borse perché riescono a trovare canali di finanziamento alternativi. Anche gli investitori individuali meritano di partecipare a queste nuove fonti di rendimento e diversificazione, che non necessariamente sono più rischiose. Con la nostra divisione Schroders Capital ci siamo mossi già da tempo in questa direzione, in ambito sia ELTIF che di soluzioni evergreen semi-liquide. Ciò non significa che abbandoneremo l’ecosistema dei mercati pubblici, anzi. Potenzieremo sempre di più i nostri modelli di gestione attiva, concentrandoci sulle aree realmente capaci di offrire elevato valore. A tendere, consideriamo queste due direttrici – mercati privati e high alpha – il naturale complemento dell’innegabile crescita dei passivi nei portafogli. 

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