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Scocca l’ora degli Emergenti

8/28/2024 | Max Malandra

Paesi con potenzialità che variano dalle materie prime all’intelligenza artificiale. Favoriti anche da indebolimento del dollaro e banche centrali accomodanti


Gli emergenti stanno beneficiando di trend strutturali di lungo periodo, pur con una volatilità che in queste fasi sembra attribuibile per lo più alle tensioni geopolitiche. Dopo anni di sottoperformance, quindi, sembra nuovamente l’ora dell’azionario emergente? Oppure il rischio intrinseco di questi mercati non sarà accompagnata da una adeguata performance?

“Stanno emergendo nuovi temi d’investimento - commenta Xavier Hovasse, head of emerging market equities di Carmignac - Ad esempio il near-shoring, di cui beneficiano Paesi come Messico, India e il Sud-Est asiatico. Un’altra tendenza è quella dell’intelligenza artificiale. I beneficiari non sono tutti in California, ma anche in mercati emergenti e soprattutto in Asia, con aziende come Taiwan Semiconductor. Infine, riteniamo sia iniziato un nuovo ciclo delle materie prime, fondamentali per la transizione energetica, come il rame. Gli emergenti stanno beneficiando del rimbalzo sincronizzato del manifatturiero e del ciclo di capex, trainato dall’elettrificazione legata all’IA, dalla decarbonizzazione e dal near-shoring”.

“Siamo abbastanza ottimisti sulle condizioni macro delle economie emergenti - aggiunge Jan de Koning, head of quant client portfolio management di Robeco - La maggior parte dei Paesi ha combattuto con successo l’aumento dell’inflazione dopo il Covid e sta riducendo i tassi di interesse, soprattutto in America Latina, ma sono attesi altri tagli tra gli emergenti. Inoltre, poiché si prevede che la FED taglierà i tassi più avanti nell’anno, ci aspettiamo un dollaro più debole e quindi maggiori flussi di capitale verso questi Paesi. Ci aspettiamo anche una forte ripresa degli utili sia per quest’anno che per il prossimo”.

A porre l’accento sul dollaro è anche Vishal Gupta, portfolio manager, emerging markets leaders strategy di Morgan Stanley IM. “Storicamente, gli investitori si sono orientati sulla correlazione tra l’indebolimento del dollaro e migliore performance dell’azionario emergente. Invece ci si dovrebbe concentrare sulla crescita degli utili societari, data l’ampia dispersione della crescita. Anche se il mercato potrebbe non registrare una forte performance a livello di indice per l’aumento dei tassi e il rafforzamento del dollaro USA, in particolare per i Paesi e i settori più strettamente legati a commodity e attività cicliche, rimarranno comunque aree di crescita specifiche, che si tratti di consumatori indiani, società di e-commerce latinoamericane o giochi tematici legati alla IA”.

“Gli emergenti sono cambiati nell’ultimo decennio- interviene Jorry Nøddekær, fund manager per Polar Capital di Emerging Market Stars Fund - e i generatori interni di liquidità sono più forti, c’è meno debito detenuto in dollari e il commercio tra questi Paesi è aumentato notevolmente. La Cina sta vendendo beni capitali in valuta locale, aiutando le aziende locali, ed è aumentato in modo significativo il potere del settore tecnologico, la cui valuta è il dollaro. Riteniamo che il cambio di rotta della FED sia vicino e ci auguriamo che la politica monetaria statunitense diventi un fattore di spinta per questa asset class”.

“È proseguita la tendenza al rialzo, con la ripresa della Cina giunta all’ottavo mese e i progressi di Brasile, India, Turchia e Messico - conferma Florian Mayer gestore di Allianz Global Investors del fondo Allianz GEM Equity High Dividend - Ciò significa che gli asset più rischiosi, in particolare le azioni, dovrebbero avere spazio per sviluppi positivi nei prossimi mesi, soprattutto sullo sfondo dell’atteso e robusto andamento degli utili societari”.

“Le economie emergenti beneficiano di dinamiche demografiche e di crescita superiori rispetto alle economie avanzate - aggiunge Emmanuel Hauptmann, cio & head of systematic equities di RAM Active Investments - Grazie a una recente ripresa delle attività in tutta l’Asia, dopo un livello di attività moderato negli ultimi due anni, gli indici PMI indicano una forte espansione sia dell’attività manifatturiera sia dei servizi nei mercati emergenti globali, alimentata da dinamiche positive di nuovi ordini”. I Paesi emergenti sono un segmento del mercato azionario estremamente diversificato dal punto di vista geografico - e ovviamente anche settoriale - spaziando dall’Est Europa all’Asia, dall’Africa all’America Latina. 

 

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Quali sono i comparti o le aree più promettenti? 

“I principali Paesi sono l’Asia settentrionale (Cina, Taiwan e Corea), l’Asia meridionale (India), l’America Latina (Brasile e Messico) e specifiche opportunità nel Sud-Est asiatico come l’Indonesia - dettaglia Gupta - Abbiamo escluso Paesi con un quadro di governance istituzionale debole, ad esempio il Sudafrica, in cui non si intravedeva un percorso di crescita sostenuta. La strategia si è concentrata sui compounder pluriennali del finanziario, consumer, tecnologico e industriale: settori specifici come le società con brand power, i vincenti del settore tecnologico e gli innovatori del mercato delle neo-banche”.

“Siamo rappresentati in tutti i settori e Paesi e non ci discostiamo troppo dalle ponderazioni del benchmark, in quanto adottiamo una strategia di selezione tipo bottom-up - commenta l’esperto di Robeco - Ci piacciono i titoli dei beni di consumo voluttuari e dell’IT e ci allontaniamo dai settori dei materiali e dei beni di consumo di prima necessità. Attualmente troviamo relativamente molte opportunità interessanti in Corea e Turchia. Sudafrica, India e Messico attraggono meno la nostra attenzione”.

“Ci sono molte opportunità interessanti nei beni di consumo primari - rivela Hauptmann - Queste aziende beneficiano di dinamiche demografiche positive e combinano caratteristiche di crescita e qualità interessanti. Le nostre strategie identificano anche forti opportunità nei trasporti, sia nella logistica sia nelle compagnie aeree. Siamo meno esposti al settore finanziario rispetto all’indice MSCI EM, con una particolare sottoesposizione alle banche cinesi”.

“Il nostro posizionamento settoriale non è molto diverso da quello di mercato, mentre la nostra selezione dei titoli all’interno del settore rimane piuttosto attiva - spiega il gestore di AllianzGI - E questo vale anche a livello di esposizioni regionali del portafoglio. Troviamo opportunità nei mercati emergenti e selezioniamo i titoli in base alla nostra filosofia di investimento, guidati dalla nostra analisi dei dividendi e da una serie diversificata di fattori che hanno dimostrato di offrire rendimenti aggiuntivi nel tempo”.

“Siamo posizionati per cercare di sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia, dal “mondo multipolare” e da un nuovo ciclo delle materie prime - aggiunge Nøddekær - Siamo sovrappesati nel settore IT, in particolare nella catena del valore dei semiconduttori, con una forte esposizione all’India, al Vietnam (fuori benchmark), all’Indonesia e al Messico, al Medio Oriente, all’Asia centrale e all’America Latina. Per quanto riguarda le materie prime, le principali scelte azionarie sono orientate verso l’Africa: qui troviamo i migliori asset sottostanti come crescita e qualità. La Cina è il principale sottopeso (in particolare industriali, finanziari e immobiliari) mentre, dal punto di vista settoriale, il principale sottopeso è nei beni di consumo”.

“Le partecipazioni principali sono nei consumi discrezionali e includono aziende leader mondiali del settore e dell’e-commerce - riassume Xavier Hovasse, head of emerging market equities di Carmignac  - Poi, il settore tecnologico, che beneficia di tendenze strutturali, in particolare nella Intelligenza Artificiale, con campioni come TSMC e Samsung Electronics. L’Asia è sede delle aziende più innovative del mondo e con valutazioni molto più interessanti di quelle dei mercati sviluppati.  Guardiamo al finanziario, poco penetrato, in particolare in India e in Sud America, e quindi con un potenziale di crescita.  Evitiamo le materie prime e il settore energetico, entrambi ad alta intensità di capitale. Le nostre regioni preferite sono l’Asia, con l’India e la Corea del Sud. Prediligiamo anche l’area delll’America Latina, con particolari preferenze per Messico e Brasile”.

 

Articolo tratto dal numero di luglio/agosto di ADVISOR, 
disponibile in edicola oppure qui in abbonamento cartaceo o digitale

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