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Puntare sull’obbligazionario a breve

8/21/2023

Le banche centrali – compresa ora la BoJ – sono allineate sulla politica restrittiva. E con la curva dei rendimenti invertita non vale la pena andare su scadenze lunghe.


“Le aspettative del mercato sono che i tassi della Fed raggiungeranno il picco in autunno, per poi iniziare a scendere verso la fine del primo o l'inizio del secondo trimestre del prossimo anno”. A delineare lo scenario macroeconomico è Jamie L. Patton, Managing Director, Fixed Income, di TCW.

“Riteniamo che ci sia il rischio che il mercato preveda tagli troppo presto. Potrebbe volerci più tempo, soprattutto a causa del ritardo di cui abbiamo parlato prima. Ma c'è anche il rischio che qualcosa si rompa nel frattempo e che la Fed debba abbassare i tassi prima. Vediamo rischi da entrambe le parti, ma pensiamo che la politica monetaria sia il principale fattore trainante, e siamo davvero concentrati su questo aspetto. Poiché è probabile che la Fed mantenga i tassi così alti per molto tempo, al momento favoriamo un posizionamento di long duration”.

 

“I venti dell’economia stanno cambiando” conferma Sam Vereecke, CIO Fixed Income, DPAM. “Anche se la lotta all'inflazione nei mercati sviluppati non è ancora vinta, una curva dei rendimenti fortemente invertita, l'indebolimento della domanda dei consumatori e alcuni sussulti attesi sul mercato del credito fanno presagire nubi all'orizzonte. Per questo motivo è necessario un piano per navigare in questo dinamico panorama del reddito fisso”.

 

Nel frattempo anche la Banca del Giappone (BoJ) ha compiuto un altro passo verso la riduzione degli stimoli, allentando la politica di contenimento dei rendimenti delle obbligazioni a 10 anni.

“I rendimenti decennali giapponesi sono saliti ai massimi di nove anni – spiega Jean Boivin, Head of BlackRock Investment Institute di BlackRock - Anche la maggior parte dei rendimenti globali è salita, evidenziando il motivo per cui la mossa della BOJ è importante per i mercati: l'attrazione gravitazionale tra i rendimenti obbligazionari dei Paesi sviluppati è forte. I rendimenti decennali dei Treasury e quelli medi dei Paesi sviluppati si sono mossi in gran parte di pari passo per decenni, a parte il periodo 2015-2020”.

La BOJ prevede ancora un'inflazione inferiore all'obiettivo per alcuni anni, ma vede il rischio di un'inflazione superiore a quella prevista nel frattempo. Fed e BCE hanno invece un problema diverso: l'inflazione è ancora troppo alta. I dati recenti hanno mostrato un movimento nella giusta direzione, ma si teme un'inflazione da montagne russe, dato che le pressioni sui prezzi dei servizi persistono.

 

Come posizionarsi quindi? Secondo Ken O'Donnell, Head of Short Duration di BNP Paribas Asset Management “La curva dei rendimenti è attualmente invertita, il che significa che i tassi di interesse a breve termine superano quelli a lungo termine. Pertanto, su una base di valore relativo, il segmento da due a tre anni offre i rendimenti più interessanti rispetto agli strumenti a più lunga scadenza”.

 

“L’opportunità di investimento, a nostro avviso, è interessante – intervengono Ariel Bezalel e Harry Richards, gestori obbligazionari di Jupiter AM – In un contesto in cui l’inflazione continua a salire, la crescita vacilla e il quadro occupazionale si aggrava, la politica da falco della Federal Reserve diventerà rapidamente insostenibile e si procederà con i tagli. A nostro avviso, ciò pone le basi per un contesto d’investimento estremamente promettente per l’obbligazionario. Dopo uno dei peggiori sell off della storia dei mercati obbligazionari, le valutazioni, soprattutto quelle dei titoli di Stato, sono passate da costose a molto convenienti”.

 

“La svolta della BOJ conferma che i rendimenti dei Paesi sviluppati sono destinati a salire, in quanto gli investitori chiedono un premio di durata maggiore per detenere titoli di Stato a lungo termine - continua Boivin - Rimaniamo tatticamente sottopeso sulle obbligazioni a lungo termine, ma notiamo differenze regionali fondamentali. Tatticamente preferiamo le obbligazioni dell'area euro rispetto a quelle statunitensi, in quanto i prezzi di mercato riflettono meglio la politica restrittiva della BCE. Questa visione è stata confermata questa settimana, con i rendimenti dell'area dell'euro che sono rimasti invariati, mentre i rendimenti statunitensi e giapponesi sono saliti. Continuiamo a sottopesare le obbligazioni giapponesi, dato il rischio di un ulteriore aumento dei rendimenti”.

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