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Economia e bilanci, le variabili che muovono il credito

8/14/2023

Puntare sulla duration, sui rating o sui settori migliori? Le risposte degli esperti.


Il mercato obbligazionario sembra essere tornato a dare soddisfazioni e a rappresentare un asset importante nel portafoglio di un investitore. E la fine - più o meno prossima a seconda degli economisti e delle principali case d’affari – del ciclo di rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali invoglia ancora di più gli investimenti sugli asset obbligazionari.

“Detenere duration può contribuire a bilanciare il portafoglio, mentre le banche centrali terminano il ciclo di rialzo dei tassi e la crescita alla fine rallenta” conferma Sriram Reddy, Managing Director Credit, Man GLG (Man Group).

Anche perché prima o poi (ma gi economisti presuppongono “prima”) le stesse banche centrali saranno costrette a iniziare una politica monetaria espansiva per ridare vigore all’economia.

 

Crescita debole e inflazione superiore al 2% (ma in calo) è infatti lo scenario base delineato da Gregory Peters, Co-CIO di PGIM Fixed Income, sia per gli Stati Uniti sia per l’Eurozona. “Con la crisi bancaria del 2023 che si aggiunge a uno scenario già messo a rischio dai rialzi, ora le economie devono fare i conti con gli attriti e la coda lunga della crisi. È in atto un forte rallentamento della crescita del PIL nelle principali economie occidentali” spiega Peters, che aggiunge: “Storicamente non passa molto tempo tra la fine di un ciclo di inasprimento e l’inizio di uno di allentamento della Fed, con una durata media di nove mesi tra le due fasi, in base agli ultimi quattro cicli di rialzo dei tassi”.

 

Come muoversi quindi? “Sono le aziende, non i mercati, a guidare i rendimenti degli investimenti” afferma deciso Walter Scott, client investment manager di George Dent (Bny Mellon Investment Management). “Le società con elevata redditività, bilanci solidi e potere di determinazione dei prezzi possono prosperare in questo tipo di contesto. Dal punto di vista settoriale punterei su IT, consumi volatili e sanità”.

“Vi è una chiara preferenza per il credito europeo rispetto a quello Usa. In Europa, le banche rimangono in una posizione più forte e riescono a restare a galla nonostante i venti contrari di un’economia in rallentamento - entra nei dettagli Reddy - Ci aspettiamo che l’esperienza dei default in Europa coinvolga volumi inferiori rispetto agli Stati Uniti, poiché si tratta di un mercato meno ciclico e complessivamente di qualità migliore. Una simile combinazione di fattori trainanti ci induce a ritenere che il credito europeo, e in particolare i titoli finanziari, siano posizionati decisamente meglio.

 

Intanto, nella fase attuale del ciclo economico e di continui rialzi dei tassi, i mercati del credito mantengono rendimenti generalmente interessanti e con bassi tassi d’insolvenza.

Il comparto quindi continua a essere una classe di attivo attraente. Tuttavia, l’irrigidimento della politica monetaria e la riduzione dei prestiti bancari dovrebbero pesare sulle aree di qualità inferiore”.

“Dato che riteniamo che l'economia continuerà a rallentare e che probabilmente in futuro assisteremo a un maggior numero di insolvenze, sono da tenere in considerazione le società investment grade - conferma Julien Houdain, Head of Credit Europe di Schroders - Se si guarda ai diversi temi, le società difensive che offrono un reddito stabile nonostante la volatilità del mercato dovrebbero ottenere risultati migliori in questo contesto. E anche le società con profili aziendali resilienti e sostenibili, con una buona capacità di generare flussi di cassa per far fronte a costi di finanziamento potenzialmente più elevati.

Il settore immobiliare è quello che attualmente si distingue e rappresenta probabilmente la maggiore opportunità di generare alpha, dato che gli spread sono prossimi ai massimi storici. Non si è verificato un deterioramento significativo dei fondamentali, poiché l'indicizzazione degli affitti all'inflazione ha compensato l'impatto negativo dell'aumento dei rendimenti.

Il settore logistico europeo appare particolarmente interessante, in quanto è ancora incline a beneficiare dell'ulteriore adozione dell'e-commerce. In questo ambito, l'Europa deve ancora recuperare terreno rispetto a Paesi più avanzati come il Regno Unito o gli Stati Uniti”.

 

Tuttavia, sia negli Stati Uniti sia nell’Eurozona la domanda di prestiti è diminuita più rapidamente nell'ultimo anno di quanto non sia mai accaduto durante la crisi finanziaria del 2008. E l'economia statunitense sembra quindi essere nel bel mezzo di un'altra stretta creditizia.

“È probabile che il credito si indebolisca man mano che l'aumento dei tassi si diffonde nell'economia, e lo vediamo soprattutto nel mercato immobiliare degli Stati Uniti - spiega Aditya Khowala, gestore di portafoglio di Fidelity International - I fallimenti societari hanno subito un'impennata negli ultimi tempi. La grande incognita è rappresentata dalla capacità di adattamento delle famiglie e delle imprese, dimostrata più volte dall'inizio della pandemia. Anche se stiamo iniziando a vedere un lieve aumento della disoccupazione, non è chiaro quanto ci vorrà perché lo stress si manifesti in una vera e propria recessione. Ma sembra chiaro sia in arrivo, probabilmente nei prossimi due o tre trimestri”.

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