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Azionario emergenti, tanti venti a favore

8/18/2023

Dal deprezzamento del dollaro alla riconfigurazione delle catene di approvvigionamento, tanti fattori sostengono la view positiva dei gestori, che rimangono però prudenti sulla Cina


Dal deprezzamento del dollaro, alla riconfigurazione delle catene di approvvigionamento, alle tendenze demografiche, ci sono tanti fattori che sostengono la view positiva dei gestori riguardo all’azionario dei mercati emergenti, con l’eccezione della Cina che rimane un osservato speciale.

 

Iniziamo dal deprezzamento del dollaro. Storicamente dollaro USA e azioni emergenti hanno sempre avuto una correlazione inversa: nei periodi di apprezzamento del biglietto verde, l’azionario emerging perdeva terreno rispetto ai mercati sviluppati e viceversa. “Ci sono segnali di un possibile indebolimento ciclico del dollaro e questa prospettiva in generale favorisce l’azionario dei mercati emergenti” commenta Natalya Zeman, investment director di Capital Group. “Sotto il profilo strutturale, dopo 15 anni di leadership degli USA a livello economico e di valuta, l’attrattiva relativa della regione rispetto ai mercati emergenti potrebbe ridursi. Ancora una volta questo avvalora la tesi a favore di una diversificazione dei portafogli di investimento rispetto agli USA, verso i mercati internazionali ed emergenti”. Del resto, aggiunge Natalya Zeman, “le prospettive di crescita economica sono divergenti. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per i mercati emergenti sono pari a +3,9% per il 2023 e 4,2% per il 2024. Sono invece nettamente inferiori per i mercati sviluppati: 1,3% per il 2023 e 1,4% per il 2024. Anche i cicli economici sembrano divergere: gli USA sono alla fine del loro ciclo e continuano a contrastare l’inflazione, le economie emergenti sono in fase di ripresa”.

 

Un altro aspetto da monitorare riguarda il decoupling tra mercati emergenti e materie prime. “I listini emergenti storicamente si sono mossi con i prezzi delle materie prime perché i grandi produttori, dal Sudafrica al Messico e al Brasile, rappresentano una buona fetta dell'universo emergente. Il che significa che le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime hanno un'influenza sulle loro riserve valutarie e sui saldi delle partite correnti” commentano da Fidelity International. Tuttavia, questa relazione si è rotta negli ultimi anni, poiché la debolezza della Cina ha pesato sugli indici emergenti. Le materie prime, invece, continuano a essere sostenute.

 

“Anche se una recessione globale e un mercato immobiliare più debole in Cina potrebbero avere un impatto sui prezzi nel breve periodo, la decarbonizzazione e altri fattori strutturali spingono la domanda di materie prime fondamentali per la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio” proseguono gli esperti.

 

Ci sono altri fattori che fanno credere che i mercati emergenti recupereranno terreno rispetto alle commodity? “La ripresa economica della Cina è in corso e dovrebbe accelerare con il miglioramento della fiducia dei consumatori. Anche la politica monetaria è favorevole alla crescita, in quanto gli EM hanno generalmente anticipato l'aumento dei tassi di interesse per combattere l'inflazione. In particolare in America Latina, dove il Brasile potrebbe tagliare i tassi già ad agosto”.

 

“In Asia, i venti di coda strutturali soffiano a favore: le economie ASEAN a basso salario e alta qualificazione, dal Vietnam all'Indonesia, stanno beneficiando della riconfigurazione delle catene di approvvigionamento e i cambiamenti demografici in India raccontano un'altra interessante storia di lungo periodo. Tutto ciò è di buon auspicio per le azioni emergenti e suggerisce che il loro rapporto storico con le materie prime potrebbe essere ripristinato” concludono gli esperti di Fidelity International.

 

E la Cina? La tanto annunciata ripresa della seconda maggiore economia del mondo è rallentata da aprile di quest'anno, con dati sulle vendite al dettaglio, sugli investimenti e sugli immobili inferiori alle aspettative. Il rapido peggioramento delle esportazioni, l'alto tasso di disoccupazione giovanile, la fine del boom immobiliare e la debole domanda interna stanno contribuendo alle preoccupazioni degli investitori stranieri, e molti si pongono domande sulla reale "investibilità" del gigante asiatico.

 

“I consumi esperienziali, come hotel e ristoranti, o la crescente occupazione nel settore dei servizi rilevano dati positivi” fanno guardare con ottimismo al 2024 David Soh, gestore e responsabile ricerca per l’azionario asiatico di RBC Bluebay Asset Management. “Il Governo cinese ha fatto un passo indietro rispetto ai suoi interventi nel settore immobiliare, tecnologico e farmaceutico, nonché in alcune parti del settore finanziario, e la regolamentazione è entrata in un ciclo di allentamento. Riteniamo che i prossimi anni vedranno un contesto politico moderato e favorevole, e questo dovrebbe giovare al mercato azionario cinese” conclude il gestore.

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