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Il peggio è ormai alle spalle: ecco perché

6/23/2023

“Non possiamo pensare a cicli economici normali quando, per anni, ci sono state risposte anormali da parte delle banche centrali” spiega Mondher Bettaieb-Loriot (Vontobel), che elenca le emissioni più interessanti.


“Il peggio è ormai alle spalle”. Lo mette in chiaro Mondher Bettaieb-Loriot, Head of Corporate Bonds di Vontobel.

“D’altra parte non possiamo pensare a cicli economici normali quando a monte, per anni, ci sono state risposte anormali da parte delle banche centrali”.

 

Secondo il portfolio manager ci sono diverse evidenze che rendono chiaro come il picco dei tassi sia ormai imminente se non già arrivato.

“In primo luogo la contrazione di M2, l’offerta di moneta delle banche centrali: ha subito una netta contrazione nel corso degli ultimi mesi e storicamente, entro 18 mesi, l’inflazione torna su livelli normali.

Poi la contrazione del credito: il rialzo dei tassi e quindi dei rendimenti fa sì che la raccolta sia meno conveniente da parte delle banche, che quindi alzano a loro volta i tassi sui prestiti. Una media impresa statunitense sana paga oltre l’8% sul finanziamento bancario e quindi, a meno di prospettive di forte incremento di ricavi e margini, limita l’accesso al credito.

Infine ci sono due numeri cui occorre prestare attenzione: quello dell’inflazione Usa, che è in discesa ormai costante, e quello delle domande di disoccupazione negli Usa (un dato settimanale) che invece sta tornando a crescere, segno di una economia in rallentamento. La Fed ha fermato momentaneamente i rialzi, ma se le condizioni macro dovessero mantenere questa tendenza è possibile che gli incrementi terminino in anticipo”.

 

“Aumento dell’inflazione e risposta delle banche centrali a questo problema sono i due elementi peggiori per il mercato obbligazionario. Quindi, di converso, la discesa dell’inflazione e banche centrali che tornano a rilassarsi sono i due migliori per questo mercato” esemplifica Mondher Bettaieb-Loriot.

 

Come muoversi, allora, sul mercato obbligazionario europeo? “Non vediamo rischi per le banche, il settore fa ottimi profitti e i ratio sono solidi e ben sopra i minimi richiesti dalla normativa: in media il CET1 ratio è sopra del 3,5% rispetto ai requisiti della BCE e rappresenta così un cuscinetto importante in caso di aumento dei default.

E le banche italiane sono tra le migliori del comparto”.

 

Fallimenti che il mercato sembra sovrastimare… “Esatto. Il credito Investment Grade in euro viaggia a uno spread di circa 175 punti base, quindi con un default rate implicito del 13,5%, quando nel periodo peggiore il default rate è stato del 2,4% e in media si è attestato allo 0,4%.

Questo è un altro motivo che mi fa essere ottimista sul comparto”.

 

Quali emissioni avete in Italia? “Quelle delle principali banche, Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Mediobanca. Poi Eni, Enel, Generali, Unipol.

Ma guardiamo con attenzione anche a Telecom Italia: la trasformazione del suo business model in infrastruttura di rete ne cambierebbe anche la percezione e i flussi di cassa”.

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