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Focus sull'azionario nel breve termine

11/15/2022 | Lorenza Roma

Nonostante un contesto ancora incerto e volatile, le valutazioni dei principali mercati azionari sono tornate ad essere interessanti. A rivelarlo l'a.d. di Ambrosetti AM


Il contesto continua ad essere caratterizzato da incertezza e volatilità sia a livello di dati macroeconomici che di dinamiche di mercato puro ma ultimamente sono riaffiorati elementi di inversione e di stabilizzazione che migliorano il quadro in termini di attese per i mesi a venire. A livello di allocazione si punta a sfruttare la prosecuzione del recupero sugli azionari mentre sui mercati obbligazionari e valutari rimane un atteggiamento più cauto. Parola di Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti AM.

 

Il mese di ottobre ha riportato con forza la positività sulle tematiche azionarie. Dopo le iniziali incertezze sono infatti emersi i riposizionamenti in particolare su Stati Uniti (+8%) ed in generale sull’area Euro (+9.4% Dax, +9.0% Eurostoxx50) mentre Giappone e Svizzera, insieme soprattutto all’Inghilterra hanno registrato progressi decisamente inferiori. Sul fronte obbligazionario le tensioni sono rimaste elevate così come la volatilità generale ormai stabilizzata attorno a picchi inconsueti da gestire per le abitudini operative degli investitori. I tassi chiudono il mese in leggero calo ma dopo aver segnato nuovi livelli massimi dell’anno e mantengono dunque un saldo di risultati estremamente negativi per tutti gli investitori da inizio anno.

 

L’elemento novità sul mercato è arrivato dalla Bank of England che ha invertito bruscamente la rotta passando da vendita di asset ad acquisti netti di titoli di stato con l’obiettivo di arginare il calo dei gilt e proteggere il sistema dei fondi pensione da perdite potenzialmente bloccanti. L'intervento del Regno Unito inserisce una nuova variabile da considerare, legata al fatto che le banche centrali, nel loro indirizzo di stabilità finanziaria, possano anche rapidamente arrivare a contrastare i movimenti dei prezzi giudicati eccessivi o dannosi, limitando le oscillazioni del mercato obbligazionario e migliorando di fatto lo scenario di breve. Un elemento dunque potenzialmente favorevole in prospettiva, sebbene non facile da cogliere in anticipo, che conferma come il tema bond resti oggi inequivocabilmente fortemente interconnesso alla volontà delle banche centrali e sicuramente meno guidato dalle attese economiche reali. Il timore di una recessione inizia a pesare anche sulle attese delle materie prime, in particolare quelle più cicliche.

 

Sul fronte dei dati macroeconomici è forte la cesura tra i numeri che sintetizzano la situazione attuale, ancora rosea, e quelle che sono le stime più attendibili per l’immediato futuro. La rendicontazione sugli utili ne è l’esempio più puntuale. Le recenti pubblicazioni infatti hanno evidenziato dei risultati migliori di quanto temuto, ma le attese per i prossimi trimestri sono indirizzate in territorio decisamente più negativo, con pochi motivi per aspettarsi una smentita. Tutto ciò è certamente sintomatico di un generale sentiment di valutazione depresso ma è indubbia la svolta netta dell’economia verso un contesto di significativo rallentamento, in cui gli stessi due elementi, domanda ed inflazione, che hanno spinto fortemente al rialzo i risultati come impulso a ricavi e utili, peseranno sfavorevolmente in futuro in termini di contrazione.

 

Le prospettive dunque rimangono più incerte gravate anche da un clima geopolitico che rimane decisamente offuscato. Il perno resta la guerra russo-ucraina ma più in generale preoccupano, soprattutto sotto il punto di vista della crescita globale, le gravi battute d'arresto nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina con quest’ultima impegnata nel lancio di politiche di sostegno che si stanno rivelando un elemento insufficiente per risolvere i problemi dell'economia interna e fungere da spinta sul fronte della crescita globale.

 

Nonostante l’atteso taglio degli utili futuri per il deterioramento delle prospettive, l’economia americana si sta mostrando più resistente di quanto i più si aspettassero. I consumi reggono e l’occupazione si mantiene elevata, così come prosegue a buon ritmo la produzione industriale; inoltre in uno schema in cui l'attività globale va verso il rallentamento, la crescita delle società statunitensi risulta meno ciclica rispetto ad altre regioni e quindi più solida e difendibile. In Europa invece la guerra e la crisi energetica pesano maggiormente e rendono potenzialmente più vulnerabili i mercati. Le azioni del vecchio continente stanno mostrando in ogni caso una buona resilienza, e dopo diversi anni di sottovalutazione, incontrano oggi quotazioni a sconto con alcune aziende e settori avvantaggiate in prospettiva dal deprezzamento dell’euro.

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