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4/15/2022 | Redazione Advisor
“Tutti si concentrano sul 24 aprile e sull’esito del secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ma anche le legislative di giugno dovrebbero essere determinanti per la gestione del paese e, quindi, anche per i mercati finanziari” E’ la view di Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac.
“Il Primo Ministro francese – spiega infatti Thozet - anche se è nominato dal Presidente della Repubblica, è a capo del governo incaricato di determinare e condurre la linea politica della nazione e, di solito, è un esponente di un partito politico appartenente alla maggioranza dell’Assemblea Nazionale. Chiunque venga eletto il 24 aprile, non sarà in grado di attuare il programma politico previsto senza l’appoggio di una maggioranza in Parlamento.
Attualmente, sembra che il partito di Emmanuel Macron, “La République en Marche”, non sia nelle condizioni di poter contare su una solida base politica - come evidenziato dai bassi punteggi nelle scorse elezioni regionali e locali. Qualora venisse eletto, Macron potrebbe ritrovarsi alle prese con un governo di coalizione, fattore che limiterebbe il suo margine d’azione per attuare le riforme del proprio programma elettorale – in particolare, la contestatissima riforma delle pensioni. Se così fosse, il debole appoggio in Parlamento potrebbe anche ostacolare la capacità d’iniziativa a livello europeo”.
Per quanto riguarda Marine Le Pen, se fosse eletta capo dello Stato, secondo Thozet ci sarebbe una notevole probabilità che si trovi di fronte a un “fronte repubblicano” che sarà probabilmente più unito di quanto lo sia oggi. “Dovrà quindi convivere con un governo in gran parte ostile”.
Quali saranno le conseguenze sui mercati finanziari? “Indipendentemente dai risultati del 24 aprile, c’è da aspettarsi un aumento dei tassi d’interesse francesi a medio termine, ma l’orizzonte temporale e la portata di tale rialzo potrebbero variare” osserva Thozet. “L’elezione di Macron dovrebbe in un primo momento portare a un inasprimento degli spread e poi a un aumento dei tassi d’interesse francesi sostenuto dalla politica pro-crescita dell’attuale presidente e da un sentiment di mercato maggiormente ottimista. La vittoria di Le Pen porterebbe invece a un aumento dei tassi, ma si potrebbe verificare anche uno shock in termini di fiducia e un aumento dei deficit, a causa di una maggiore incertezza”.
“Sui mercati valutari – prosegue - più che le dinamiche di crescita, sarà l’auspicio di Le Pen di un’Europa delle Nazioni, in contrasto con la tendenza verso un maggiore federalismo, a determinare la traiettoria a breve termine dell’euro”.
Per quanto riguarda invece i mercati azionari, Thozet chiarisce che generalmente le elezioni politiche non sono il principale driver dei rendimenti, “che tendono ad essere in gran parte guidati da fattori a livello globale (che si tratti di tassi di interesse e dinamica dell’inflazione, dell’impatto dell’atteso stimolo cinese, del calo della crescita economica, ecc.) Infine, in merito agli asset non quotati, sebbene si tenda ad associare Macron al rilancio del private equity in Francia, Le Pen potrebbe anche favorire lo sviluppo di nuove start-up, dato che intende implementare la detassazione del reddito per i giovani lavoratori e l’esenzione fiscale per i giovani imprenditori sotto i 30 anni”.
“Ovviamente il risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali è importante – conclude Thjozet - ma le elezioni legislative del 12 e 19 giugno saranno altrettanto determinanti per il futuro del paese e, di conseguenza, dell’Europa. Pertanto, dopo il 24 aprile, gli investitori dovrebbero velocemente rivolgere le loro attenzioni verso il “terzo turno” delle elezioni presidenziali francesi”.
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