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3/10/2022
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia impone inevitabilmente una revisione delle prospettive per il 2022. È il momento di tagliare le stime di crescita economica e di mercato, ma di quanto? E quale sarà l’impatto sulle diverse asset class, in particolare sulle materie prime agricole?
“Considerato lo scenario odierno, è chiaro che dobbiamo tagliare le nostre previsioni di crescita e alzare quelle sull'inflazione” spiega Kurt Schappelwein, head of multi asset strategies, Raiffeisen Capital Management. “Tuttavia ci troviamo davanti a due interrogativi cruciali: in che misura e in che modo i mercati subiranno l’impatto della guerra”. Quanto al primo interrogativo, secondo lo strategist la ricaduta finale di questi eventi è ancora molto incerta. “Finora, le stime di crescita sono rimaste sorprendentemente stabili, ma questo potrebbe dipendere dalla riluttanza di molti economisti ad aggiornare subito le loro previsioni, dato l’elevato livello di incertezza. E l'ultimo rapporto sul mercato del lavoro statunitense indica che almeno l'economia statunitense è ancora in piena attività. Qualsiasi taglio sarà comunque più profondo in Europa”.
Venendo ai mercati, Schappelwein ricorda che nell'ambiente di mercato successivo alla crisi finanziaria globale siamo stati abituati all’intervento delle banche centrali in caso di stress sul mercato. Le banche centrali hanno iniettato liquidità nel mercato in ogni modo possibile e presto si sono riprese. Le banche centrali sono state in grado di farlo grazie ai tassi d'inflazione relativamente bassi. Ora la situazione è diversa in quanto l'inflazione è elevata e potrebbe essere spinta ancora di più dall'aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime. Così potremmo ritrovarci in uno scenario di minore crescita e comunque senza politiche monetarie accomodanti”.
Questo non è secondo lo strategist uno scenario particolarmente positivo per i mercati azionari. “D'altra parte dobbiamo tenere in considerazione che negli Stati Uniti sono già previsti circa sei rialzi dei tassi d'interesse. Quindi la Fed potrebbe avere la possibilità di fare un po' meno, sostenendo così i mercati e potendo ancora affermare di combattere l'inflazione. E questo potrebbe essere uno scenario migliore per i mercati. In ogni caso, il brevissimo termine porterà più volatilità sui mercati che si trovano tra speranza e disperazione. E tutto il 2022 sarà molto più difficile del previsto all'inizio dell'anno.
Ignace De Coene, equity fund manager, DPAM, rileva che il conflitto in corso sta avendo un forte impatto soprattutto sui mercati globali delle materie prime agricole, ma ritiene che per un portafoglio agricolo diversificato questi siano rischi gestibili. “Oltre all'impatto generale del mercato, le aziende che operano a valle della catena del valore agroalimentare (in particolare le grandi aziende di consumo B2C) saranno probabilmente colpite, a intensità variabile, da un aumento dei costi delle materie prime. Prezzi più alti per i prodotti di base incrementeranno però gli incassi degli agricoltori e li incentiveranno a massimizzare le rese e a migliorare la produttività. È quindi probabile che gli agricoltori spendano di più in sementi migliori, fertilizzanti speciali e attrezzature. Anche i produttori di proteine sentiranno l'impatto dell'aumento dei costi dei mangimi, ma potranno compensarlo in parte acquistando cibo di qualità superiore per migliorare la conversione alimentare (ottenendo la stessa quantità di carne/pesce ma usando una minore quantità di cereali). Le esportazioni ridotte di olio di girasole probabilmente spingeranno verso l’alto i prezzi dell'olio di palma (che costituisce il 35% del mercato dell'olio vegetale), a beneficio dei guadagni dei suoi produttori così come di diverse aziende, il che compenserà almeno in parte la pressione sulle imprese che portano il peso dei prezzi di materie prime più elevate”.
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