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Un 2022 movimentato per i mercati obbligazionari

1/26/2022

Il nuovo anno è iniziato in maniera piuttosto turbolenta per l’asset class del reddito fisso. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? La view dei gestori di Jupiter AM e LGIM


Il nuovo anno è iniziato in maniera piuttosto turbolenta per i mercati obbligazionari, a causa dei timori di inflazione e delle aspettative di un cambiamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali, a partire dalla Fed. Vediamo quali sono le previsioni dei gestori riguardo all’andamento di questa asset class nei prossimi mesi.

 

Mark Nash, head of fixed income alternatives di Jupiter AM, si chiede se il mercato non stia scontando ancora abbastanza aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti. “La Fed pensa ancora che l'inflazione calerà dal lato dell'offerta nel corso di quest'anno. Ma si sta attrezzando per affrontare le pressioni inflazionistiche cicliche, che sono in aumento. Il mercato ha prezzato tre rialzi per quest'anno, ma pensiamo che è probabile ce ne siano di più. Riteniamo che le stime del mercato su un rialzo massimo dei tassi all’1,7% da parte della Fed siano troppo basse, considerato i cambiamenti macro a cui stiamo assistendo”.

 

All'inizio dell'anno scorso la crescita sembrava buona e l'inflazione non era un problema. Ma il quadro è cambiato quando una nuova variante del virus si è manifestata dopo l'estate. Ora, la situazione legata alla pandemia è destinata a migliorare. I problemi sul lato dell'offerta stanno iniziando ad attenuarsi, il che è positivo per la crescita. “Anche se ciò farà sì che l'inflazione rallenti leggermente nel corso di quest'anno, la Fed non può rilassarsi” osserva Nash. “Le condizioni finanziarie nell'ultimo anno si sono allentate molto e sono ancora molto favorevoli, mentre il mercato ha fatto poco per inasprire le condizioni. Ecco perché la Fed ha accelerato sul tapering. A mio avviso, tuttavia, l'impatto sui mercati non sarà così negativo come molti pensano. La situazione è chiaramente negativa per la duration, la misura della sensibilità del prezzo di un'obbligazione ai cambiamenti dei tassi di interesse, ma buona per i mercati del rischio in generale”.

 

“I rendimenti dei Treasury dovrebbero salire e la parte anteriore della curva - fino a 10 anni - potrebbe potenzialmente diventare più ripida. Con l'aumento dei rendimenti statunitensi, la volatilità aumenterà, ma non credo che sarà troppo aggressiva perché il quadro ciclico sembra piuttosto buono” aggiunge Nash. E conclude: “Anche la Banca Centrale Europea dovrebbe cercare di procedere a un irrigidimento della politica monetaria, anche se la Cina è un’incognita. Il quadro della crescita sta diventando un po' più favorevole, ma certamente pensiamo che ciò si rifletta già abbastanza pesantemente sui mercati”.

 

“Oggi la duration, o, per meglio dire, la paura dell’inflazione, è il primo pensiero per la maggior parte di coloro che investono in obbligazioni” commenta Martin Reeves, head of global high yield di LGIM. “Tuttavia, in un momento in cui la volatilità dei tassi d’interesse potrebbe allontanare molti dai prodotti fixed income di qualità più elevata, le obbligazioni ad alto rendimento dovrebbero continuare a rappresentare una valida e alternativa”.

 

Le paure circa la crescente inflazione nascono principalmente da preoccupazioni sulla crescita e la piena occupazione, sebbene questo scenario favorisca i ricavi lordi delle imprese, riducendo le aspettative di default e portando anche ad avanzamenti nel rating creditizio. “Per questo” -aggiunge Reeves – “riteniamo che il 2022 sarà l’anno delle cosiddette “rising star”. Con una duration media attorno ai quattro anni e prevedendo un forte focus sull’income nel comparto obbligazionario nell’arco di tutto l’anno, qualora si verificasse un miglioramento dei fondamentali del credito questo porterebbe il segmento high yield a registrare performance migliori rispetto a quelle di altre asset class più sensibili alle variazioni dei tassi”.

 

“Grazie a un rendimento in euro che si attesta attorno al 3%, l’high yield globale potrebbe continuare ad attrarre quegli investitori in cerca di una buona redditività e anche di una volatilità del capitale più contenuta” osserva ancora Reeves “e considerando che i rendimenti dei bund a 10 anni sono ancora attorno allo 0%, non ci sono molte altre fonti di income stabili e liquide. In conclusione, si può affermare che l’inflazione gioca a favore del segmento high yield e col tempo gli investitori di tutto il mondo saranno in grado di riconoscere le imprese migliori per trarre beneficio da un periodo di forte crescita e di basso stress sul credito”.

 

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