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Coronavirus, i comparti che soffriranno di più

2/11/2020

Dalla vendita al dettaglio fino al turismo, ecco cosa pensano i gestori dell'epidemia che avrà un impatto negativo tanto sul PIL cinese quanto sulla crescita globale


Un impatto di breve periodo ma pur sempre significativo. Su questo che concordano molti dei gestori quando si parla di coronavirus, l'epidemia che dalla Cina si è propagata sino all'Europa e che rende inquieti gli investitori e non solo.

Peter Ru, china fixed income strategy leader e Sean Jutahkiti, head of asian credit research di Neuberger Berman spiegano che: "La crescita cinese del primo trimestre possa uscirne ridimensionata, passando dal 6% al 4-5%. Secondo noi, gli effetti negativi del rallentamento della crescita cinese sugli emittenti obbligazionari corporate e finanziari del Paese saranno probabilmente in gran parte compensati grazie alle politiche adottate. Il governo ha già tagliato i tassi di interesse e ha immesso liquidità sui mercati per decine di miliardi di dollari, riducendo i costi di raccolta. Sul fronte aziendale, ha richiesto alle banche di ridurre i tassi sui prestiti e di adottare flessibilità nel dilazionare i pagamenti. Se la situazione dovesse peggiorare, il governo quasi certamente varerebbe ulteriori misure, ad esempio ulteriori riduzioni dei tassi di interesse e del coefficiente di riserva obbligatoria".

 

Su questo concorda Stéphane Monier, chief investment officer di Lombard Odier Private Bank: "Questo danno economico viene affrontato con misure monetarie e fiscali, tra cui un'iniezione di 1,2 trilioni di yuan (172 miliardi di dollari) nel sistema finanziario e 300 miliardi di yuan di credito alle banche di prestito commerciali. Le autorità cinesi potrebbero anche segnalare una politica fiscale più espansiva al National Party Congress (NPC) di marzo.

 

Per capire la portata dell'evento WisdomTree consiglia di mettere a paragone i dati della SARS a quelli del Coronavirus (nonostante l'economia cinese sia profondamente cambiata negli ultimi 17 anni). Kevin Flanagan, head of fixed income strategy della società spiega che "i rendimento dei Treasury a 10 anni è sceso di circa 30 punti base da quando sono cominciate le notizie sul coronavirus, mentre 17 anni fa era sceso di circa 105 punti base, ma ha finito per essere quasi 25 pb più alto del livello di rendimento che è stato pubblicato prima che la notizia della SARS "esplodesse". La curva dei Treasury a 3 mesi/10 anni si è ridotta analogamente di 30 punti base, riflettendo il già citato calo del rendimento a 10 anni, ed è ora invertita di nuovo a -2 punti base. Nel periodo della SARS invece la curva si è appiattita ad un certo punto di circa 75 punti base, ma ha terminato con 50 punti base in più rispetto alla rilevazione del novembre 2002".

L'esperto prosegue commentando così: "La curva dei Treasury a 2 /10 anni si è appiattita di 6 punti base arrivando a +19 punti base. Nel 2003 lo spread tra il Treasury a 2 anni e quello a 10 anni si è ridotto solo di poco meno di 15 punti base, ma è stato di 55 pb più ampio alla fine di luglio 2003. Attualmente gli spread degli Investment Grade (IG) sono aumentato in maniera modesta di 5 pb mentre gli spread dei bond High Yield (HY) si sono allargati di oltre 65 pb. All'epoca invece avevano seguito una traiettoria decrescente, restringendosi rispettivamente di 84 e 365 punti base".

 

A soffrire di più dunque le aziende legate ai viaggi o all'intrattenimento offline (come i casinò o i cinema). "Al contrario, il settore online potrebbe trarne vantaggio, dato che i cittadini rimangono a casa e quindi è probabile che passino più tempo al telefono e al laptop. In definitiva, riteniamo che il virus non dovrebbe influire sulla capacità di un'azienda di generare utili a lungo termine. Ci aspettiamo che la ripresa in Cina si diffonda prima nel resto dell'Asia e poi nel resto del mondo. Alcuni segnali indicano che questo processo è già partito. I prezzi dei metalli sono aumentati, e i prezzi delle memorie dinamiche ad accesso casuale (DRAM) aumentano da metà dicembre. Questo ha dato impulso alla crescita delle esportazioni nelle economie dell'Asia orientale, come Taiwan e la Corea del Sud. Come osservato in passato, prevediamo un movimento a forma di V - un forte calo seguito da una rapida ripresa - come si è visto durante la SARS nel 2003. Questi movimenti tendono a essere guidati dal comportamento degli investitori, che reagiscono a tali momenti di incertezza piuttosto che basarsi su un qualsiasi fondamentale, e quindi lasciano intendere che si verificheranno anomalie di prezzo. Nel complesso, i nostri temi principali continuano a concentrarsi sul consumatore e sull'innovazione: difficilmente subiranno un impatto a lungo termine a causa del virus" ammette Jian Shi Cortesi, portfolio manager per l’azionario asiatico e cinese di GAM Investments.

 

Secondo Jeroen Blokland, senior portfolio manager del team multi asset di Robeco è il momento per rimanere cautamente ottimisti sull'azionario: "Una certa cautela riguardo al coronavirus è giustificata; ovviamente il fatto che l’epidemia abbia avuto origine in Cina – di gran lunga il principale motore di crescita mondiale – è importante in questo caso. Vorremmo tuttavia sottolineare che sono in gioco anche altre forze più favorevoli per le azioni. Dato che eventi come il coronavirus tendono ad avere un impatto temporaneo anziché strutturale sulla crescita e sugli utili, evitiamo di assumere un orientamento espressamente negativo sui mercati azionari".

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