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1/24/2020 | Paola Sacerdote
Il 2019 è stato un anno complesso per Carmignac, che ha visto un calo dei suoi asset in gestione da 42 miliardi di euro a fine 2018 a 35 miliardi a fine dicembre. Non mancano però le note positive, e il 2020 può rappresentare l’anno della svolta. Innanzitutto nell’ultimo trimestre dell’anno sono rallentati i deflussi, ma soprattutto a far ben sperare sono le performance registrate dai suoi fondi mainstream, Patrimoine e Sécurité, che hanno messo a segno rispettivamente un +10,5% e un +3,6%, e dal fondo azionario sull’Europa, il Carmignac Grand Europe, che si è posizionato tra i fondi migliori, in una categoria dove la competizione è elevata, con una performance del 34,8%. E’ questo in sintesi la view di Didier Saint-Georges, managing director e membro dell’Investment Committee, espressa in apertura del consueto incontro annuale con i media negli uffici parigini della società di asset management francese.
Che anno sarà sui mercati? Secondo Frédéric Leroux, head of cross asset, i principali indicatori macroeconomici indicano una riaccelerazione della crescita nel primo semestre, con Europa e Asia che saranno i principali beneficiari della ripresa, mentre gli Stati Uniti potrebbero restare un po’ indietro. Si tratta di uno scenario ancora favorevole agli asset più rischiosi, quindi in questa fase è da privilegiare l’equity, anche se quest’anno potrebbe esserci maggiore volatilità e bisogna muoversi con agilità. Le banche centrali dovrebbero rimanere accomodanti, perchè la mancanza di pressioni inflazionistiche consentiranno loro di mantenere un atteggiamento attendista. Per quanto riguarda invece le valute, i fondamentali del dollaro statunitense stanno iniziando a deteriorarsi, ragione per cui Leroux si attende nei prossimi mesi un progressivo indebolimento del biglietto verde.
Un comparto sulla quale la società francese sta scommettendo con convinzione in questo momento è l’azionario cinese, sul quale ha incrementato l’esposizione nel suo fondo storico, il Carmignac Patrimoine, (dal 3,2% al 7,4%) e nel fondo Portfolio Emerging Patrimoine (dal 10,9& al 18,3%). Le motivazioni alla base di questa decisione, ha spiegato David Older, head of equity e co-gestore del fondo Patrimoine insieme a Rose Ouahba, sono essenzialmente due. Innanzitutto le valutazioni, perché le azioni cinesi hanno dei multipli decisamente più bassi rispetto ai mercati sviluppati, e in secondo luogo i macrotrend che caratterizzeranno l’economia cinese nei prossimi anni, legati all’invecchiamento della popolazione e all’aumento della penetrazione di internet, che rendono interessanti i settori dell’healthcare e del Fintech.
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