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12/20/2019 | Daniele Riosa
“La corsa del dollaro è giunta quasi al capolinea e la valuta si deprezzerà leggermente nel 2020, a causa della frenata della crescita americana, del calo dell’inflazione, dei tagli dei tassi decisi dalla Federal Reserve e di un cambio sopravvalutato”. Questa è la previsione di Peter Kinsella, global head of forex strategy di Union Bancaire Privée (UBP).
“Il ritmo di crescita negli Stati Uniti – prosegue l’esperto - è diminuito ed è poco probabile che migliori in misura significativa nel 2020. Ci attendiamo che la Fed continui a ridurre i tassi, dal momento che negli Stati Uniti la crescita e l’inflazione diminuiranno anche nel 2020. La Fed potrebbe anche riprendere il suo programma di quantitative easing, poiché l’instabilità registrata sui mercati monetari americani verso la fine del 2019 è un segnale che l’Istituto potrebbe aver irrigidito troppo la sua politica monetaria. Per calmare le acque sui mercati monetari sembra inevitabile tagliare i tassi e tornare ad acquistare obbligazioni ed è probabile che queste mosse peseranno sul dollaro nel 2020. I trend di crescita, d’inflazione e della politica monetaria sono in netto contrasto con le quotazioni del dollaro, il cui tasso di cambio ponderato su base commerciale e quello effettivo reale sono ai massimi pluriennali. Sarà difficile che il biglietto verde riesca concretamente a superare i livelli attuali già elevati”.
L’analista spiega che “le sue quotazioni preoccupano le autorità statunitensi e ci attendiamo che l’amministrazione Trump sarà più incisiva se il biglietto verde continuerà ad apprezzarsi. Anche se non prevediamo un intervento esplicito volto a indebolire il dollaro, il rischio esiste. L’attuale scenario economico è contrassegnato da un indebolimento della crescita globale, dal calo dell’inflazione e da aspettative modeste per l’inflazione. Il quadro è reso ancora più complesso dai timori di una guerra commerciale”.
“Di conseguenza – conclude Kinsella - riteniamo che nell’insieme il cambio del dollaro ponderato su base commerciale si indebolirà, mentre le tradizionali valute rifugio sovraperformeranno. Ciò significa che ci attendiamo una buona performance da asset come lo yen, il franco svizzero e l’oro”.
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