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I BRIC soffrono per le tensioni commerciali. Ecco perché

9/16/2019 | Redazione Advisor

Gli esperti di Schroders prevedono un'inflazione più elevata rispetto alle previsioni precedenti dovuto a un dollaro leggermente più forte e a prezzi più elevati di petrolio e beni alimentari


L’escalation della trade war ci ha portato Craig Botham, senior emerging markets economist, Schroders sulla crescita delle economie dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) questo trimestre. "Prevediamo anche un’inflazione più elevata rispetto alle nostre previsioni precedenti. In gran parte ciò è dovuto a un dollaro leggermente più forte e ai prezzi più elevati di petrolio e beni alimentari. In genere quando l’inflazione aumenta, le banche centrali alzano i tassi di interesse per tenere i prezzi sotto controllo. Tuttavia, questa volta riteniamo che le autorità dei mercati emergenti daranno priorità alle previsioni di rallentamento della crescita rispetto a quelle che riguardano un’inflazione più elevata e abbasseranno i tassi di interesse, con l’obiettivo di sostenere l’attività economica" spiega l'esperto di Schroders.

 

Il primo paese che vale la pena analizzare è la Cina per qui ci saranno le conseguenze più pesanti da questa trade war. "Già nel secondo trimestre di quest’anno i dati sulla crescita sono stati inferiori rispetto alle nostre previsioni e le autorità non hanno optato per alcuno stimolo politico (né attraverso tassi inferiori, né aumentando la spesa pubblica o abbassando le tasse), quindi con l’ulteriore vento contrario rappresentato dai dazi in vigore da questo mese, la nostra decisione di abbassare le stime per la crescita cinese nel 2019 è stata inevitabile" spiega Botham.

"Tuttavia, non ci si aspetta che l’inflazione resterà costantemente al di sopra del target al 3%. Di conseguenza, ciò non dovrebbe impedire alla People’s Bank of China (PBoC) di abbassare i tassi di riferimento, se necessario. Ci aspettiamo anche un ulteriore supporto da parte del Governo, con alcune spese probabili nel quarto trimestre del 2019 e altre che saranno annunciate a marzo 2020". 

 

Nonostante la riduzione delle aspettative di crescita per il Brasile per il paese potrebbero esserci anche buone notizie. "Il successo della riforma sulle pensioni ha dato spinta alla fiducia e agli investimenti, contribuendo a stimolare una certa ripresa delle condizioni economiche. Ci aspettiamo che ciò avrà un impatto positivo anche sulla valuta: il real dovrebbe essere più forte in un contesto in cui le preoccupazioni fiscali sono state gestite e la crescita si sta riprendendo, aiutando a ridurre l’inflazione" spiega l'esperto.

"La riforma pensionistica rimuove anche una delle principali fonti di incertezza per gli asset brasiliani, che, insieme alla crescita e all’outlook di inflazione, ha permesso alla banca centrale di tagliare i tassi di interesse. Ci aspettiamo che alla recente riduzione di 50 punti base, seguiranno altri tagli e abbiamo rivisto in modo significativo le nostre aspettative in tal senso. Ci aspettiamo ora ulteriori tagli per un totale di 75 punti base entro la fine del 2020, portandoli al 5,25%".

 

L'India, nonostante un cuscinetto isolazionistico che dovrebbe preservarla, continua a delure. "Il primo budget del nuovo Governo di Modi, rieletto a maggio, ha offerto un ulteriore supporto alla crescita. Sul lato della politica monetaria, sembra certo che assisteremo a ulteriori tagli dei tassi di interesse, soprattutto alla luce di un’inflazione che resta bassa. Ci sono tuttavia due rischi per questo outlook: la recente debolezza della rupia (così come di altre valute emergenti) e le incerte prospettive per i monsoni. In ogni caso, alla luce del contesto di crescita e credito, ci aspettiamo un ulteriore round di easing" continua Botham.

 

Infine per quel che riguarda la Russia: "Abbiamo ridotto lievemente le nostre previsioni per la crescita russa, alla luce di un secondo trimestre più debole del previsto e di un contesto globale in rallentamento per il 2020. Continuiamo a ritenere che nella seconda metà dell’anno i progetti infrastrutturali dovrebbero supportare la crescita all’inizio del 2020.

Sul lato geopolitico vediamo tuttavia un rischio. Gli Usa hanno imposto un secondo round di sanzioni alla Russia, impendendo alle banche Usa di partecipare all’emissione del debito sovrano russo, aumentando le pressioni sul rublo. Dovremmo quindi assistere a un approccio più cauto da parte della Banca Centrale" e conclude l'esperto "la Russia è l’unica economia per la quale non abbiamo modificato le nostre previsioni sulle politiche monetarie. La Banca Centrale sembra cauta rispetto alle aspettative elevate per l’inflazione e alla possibilità che il governo aumenterà la spesa entro la fine del 2019, generando ulteriori pressioni sull’inflazione. La debolezza della valuta legata alle sanzioni non farà altro che aumentare le preoccupazioni in tal senso".

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