Ancora una volta maglia nera, ed ora non sono poi così distanti i livelli dell'incubo della crisi post Lehman.

La speranza a Piazza Affari dura poco meno di due ore. 

Poi il nuovo tracollo, i nuovi affondi sulle banche e la paura che torna a farla da padrona tra gli investitori.

E il nostro listino cala ancora una volta a picco, portandosi a un passo dai 18000 punti e sembrando totalmente incapace di resistere agli affondi speculativi, che nonostante gli interventi urgenti della Consob e le parole incoraggianti dei salotti della poltica continuano a giocare con la nostra Piazza Affari.

E nel giro di qualche ora Intesa Sanpaolo vede avvicinarsi i minimi storici dei giorni della crisi, Unicredit passa da un +2% al -7... E poi si parla di misure antispeculazione...

Su che altre basi giustificare questi rovesci? 

Come mai sono così penalizzati degli istituti che fino a prova contraria venerdì otterranno dall'EBA l'approvazione dei loro bilanci anche secondo le più stringenti logiche anticrisi?

E come giustificare, cambiando settore, ma mutuando il ragionamento, il -7% abbondante di Cir, che fino a prova contraria sabato ha vinto la seconda battaglia su due della guerra di Segrate?

E che motivazione dare, spaziando ancora aldilà del mercato azionario, che il nostro Btp a 10 anni valga più del doppio del bund tedesco, nonostante una manovra che ha suscitato plausi unanimi e, di fatto, inaugura la stagione dell'austerità anche per il nostro paese.

Che fosse presto per buttarsi la crisi alle spalle forse era vero, ma che potessimo risprofondarci così, questo, davvero in pochi avrebbero potuto pensarlo.

Tranne, forse, quei pochi che davvero controllano i destini dei listini internazionali.