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UBI Pramerica, 2018: primo solido giro di boa

3/19/2018

Ancora buoni fondamentali, azionario forte, inflazione in rialzo negli Stati Uniti; le possibilità per il resto dell'anno


Si sta per concludere il primo trimestre dell'anno e il quadro macroeconomico a livello mondiale si conferma molto positivo.

La positività è rappresentata dalla solidità e stabilità della crescita che sarà connotata in maniera diversa rispetto al 2017, non più al rialzo ma finalizzata alla stabilizzazione della crescita sui livelli massimi. Assistiamo a un recpero dell'inflazione e i prezzi indicano una ripresa negli Stati Uniti, debole ancora nella zona euro.

 

I mercati azionari, come analizzano gli esperti di UBI Pramerica, hanno affrontato in pochi mesi una fase volatile, con performance positive per poi entrare in una fase di correzione, seguita da un nuovo movimento a rialzo. La ragione di questi movimenti sui mercati azionari va ricercata, prevalentemente, nel rialzo dei rendimenti; il decennale statunitense, infatti, ha toccato il 2,95% (massimo da 4 anni) e ciò ha creato aspettative di movimenti analoghi anche su altri mercati, in particolare sul Bund.

 

Le scelte strategiche mantenute sui prodotti da UBI Pramerica si sono tradotte in un incremento dell’investimento azionario e dell’esposizione al dollaro e nel mantenimento di un sottopeso in termini di duration sul portafoglio obbligazionario.

 

Per quanto concerne lo scenario relativo ai tassi, pur essendo destinati ancora a salire, abbiano già fatto un movimento notevole verso l’alto e che il prossimo movimento in questo senso dovrebbe avvenire soltanto verso fine anno. Pertanto, appare ragionevole il mantenimento di un sottopeso moderato di duration ma senza eccedere perché non ci sono segnali di eccessivi rialzi dei tassi nel corso dell’anno.

 

Le elezioni politiche italiane hanno premiato i partiti più populisti ma nessuna delle coalizioni ha la maggioranza necessaria per  formare un governo. Una coalizione tra le forze maggiormente populiste, poi, sembra al momento altamente improbabile. Un Parlamento “ingessato” non è necessariamente una soluzione “market unfriendly”, che possa cioè impaurire i mercati. Rimane il rischio che un eventuale governo di minoranza o di larghe intese possa trovare convergenza su alcuni temi (politica fiscale, pensioni) e deviare dalla traiettoria di rientro del debito pubblico. In questo caso potrebbe verificarsi un allargamento del premio richiesto per l’investimento in titoli di stato italiani. Al contrario, una soluzione di governo moderata e che non metta a rischio le riforme effettuate potrebbe portare maggiori investimenti sul Paese Italia.

 

Rimane un altro elemento di incertezza per lo scenario, relativo ai dazi che l’amministrazione americana ha applicato ad alcuni settori e nei confronti di alcuni Paesi. Se dovesse verificarsi una vera guerra commerciale, l’impatto sarebbe sicuramente negativo per la crescita globale e anche per l’economia americana. Il mercato non sembra credere a questa ipotesi e le eventuali schermaglie che si stanno susseguendo non dovrebbero essere in grado di deragliare la fase di crescita economica che stiamo sperimentando. 

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