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1/18/2018 | Greta Bisello
Il 2017 ha lasciato un'importante eredità che andrà compresa e gestita nel corso di questo anno.
Grandi protagonisti sono stati gli utili societari che, per la prima volta dal 2010, hanno superato le attese: le aziende dell'MSCI ACWI hanno registrato un aumento del 15% sugli utili (le previsioni indicavano un +13%)
L'azionario globale ha fatto segnare guadagni per 12 mesi consecutivi e la volatilità dell'S&P 500 ha toccato un minimo record del 3,5%.
Sul fronte obbligazionario, crescita economica e tassi più alti negli USA potrebbero giovare anche se questa congiunzione di elementi non basta. Grande assente rimane l'inflazione che durante tutto il 2017 è rimasta più contenuta del previsto così come in Giappone e nell'area euro.
Senza un aumento di prezzi e retribuzioni i rendimenti dei bond si manterranno stabili, non da ultimo perché normative più severe in ambito pensionistico e il costante invecchiamento della base di investitori hanno provocato un incremento della domanda di strumenti a reddito fisso.
Lo scorso anno ha lasciato un altro monito ovvero che il consensus a volte può sbagliare ed essere disatteso. Si attendeva un consistente rialzo del dollaro spinto da alcuni elementi come la solida crescita economica statunitense, l’orientamento protezionistico del Presidente Trump e l’inasprimento dei tassi USA. Non si è tenuto conto però del resto del mondo che continuava a crescere in maniera solida e sincronizzata.
Per chiudere i contorni del cerchio non si può tralasciare l'importanza delle banche centrali. Durante tutto il 2017 hanno ribadito più volte che l'era delle politiche monetarie estremamente espansive stava per giungere al termine. Le loro dichiarazioni, tuttavia, sono contraddette dai fatti. Quest’anno il volume delle iniezioni nette di liquidità da parte delle autorità monetarie ha toccato 2.500 miliardi $, il doppio rispetto al 2016. Inoltre, i tassi reali sono rimasti nel complesso invariati. La stessa Fed ha affermato che negli USA al momento le condizioni finanziarie sono le più accomodanti dal 1993.
A livello geopolitico invece è stato e sarà difficile quantificare l'impatto della politica sui mercati. Corea del Nord, governo Trump, Brexit sembrano non aver generato lo tsunami che invece era atteso.
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