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11/22/2017 | Greta Bisello
Gli investitori guardano con fiducia all’azionario asiatico che rimane un asset class interessante, questo secondo Christopher Chu, Fund Manager – Asian equities di Union Bancaire Privée – UBP (in foto). Uno spauracchio sarebbe la possibile stretta da parte delle banche centrali sul ritiro di liquidità (opzione concreta) ma prontamente controbilanciata dall’immissione di liquidità a livello globale.
Se si guarda alla Cina il momentum politico sembra essere positivo a un mese dal 19° Congresso del partito comunista cinese, anche se gli occhi rimangono puntati sul Central Economic Work Conference (CEWC) di novembre, indicatore importante per orientare gli investimenti.
Da tenere sotto controllo, continua Chu, anche l’India sulla quale pesa la riforma GST (Goods and Services Tax). Il Paese è cresciuto del 5,7% nel secondo trimestre, meno di quanto preventivato, ci si attende quindi un taglio dei tassi da parte della Reserve Bank, di qui alla fine del 2017. La riforma quindi, complessivamente, è stato un tiro mancino dato che le le aziende hanno ridotto gli inventari prima della sua implementazione e ciò probabilmente rischia di posticipare il ciclo di rifornimento entro la fine dell'anno.
Le esportazioni trainano l’economia, in particolare Corea e Taiwan godono di un nuovo ciclo di produzione tecnologico dopo l'uscita dell' iPhone 8 e iPhone X.
Questo tipo di investimenti concorrono a un clima di positività diffusa per le economiche asiatiche anche grazie alle riforme rivolte alla crescita che affrontano ad esempio l'errata allocazione del credito in Cina o il diritto fallimentare o fiscale in India o la riforma delle grandi imprese conglomerate, le “chaebol”, in Corea del Sud.
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