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3/24/2017
Nei primi mesi del 2017 il sentiment degli investitori italiani ha continuato a dimostrare un certo scetticismo in termini di investimenti tradizionali, in quanto è convinzione generale che il rialzo per i bond e per le azioni dei paesi sviluppati sarà piuttosto limitato. È quanto emerge dalla seconda edizione del Barometro dei Portafogli Italiani condotta da Natixis Global Asset Management (NGAM), l’analisi che offre una panoramica dei portafogli modello e delle scelte di asset allocation dei consulenti finanziari italiani. Mentre la precedente edizione del Barometro era stata elaborata unicamente sulla base di portafogli moderati, quest’anno il Portfolio Research and Consulting Group (PRCG) di NGAM ha preso in considerazione 175 portafogli tra conservativi, moderati e aggressivi forniti dai consulenti finanziari e dai private banker italiani tra il 1° ottobre 2015 e il 30 settembre 2016.
“Una delle evidenze più interessanti - afferma Alessandro Marolda, senior analyst portfolio research and consulting group di Natixis Global Asset Management - è che più i profili sono prudenti, più alta è la scelta di fondi alternativi o di fondi multi asset. Riteniamo che gli strumenti alternativi siano utilizzati come fattori di riduzione del rischio e non per generare ritorni. Il trend è estremamente chiaro - prosegue Marolda - e oltre il 25% degli asset dei portafogli conservativi sono investiti in strumenti alternativi, mentre se guardiamo a quelli moderati e a quelli più aggressivi le percentuali sono molto più basse e rispettivamente del 14% e del 7%. Questo trend diventa ulteriormente significativo, se si pensa che si tratta di un fenomeno globale registrato anche in altri paesi analizzati”.
“I consulenti finanziari e i private banker cercano sempre più di costruire portafogli che siano in grado di affrontare la complessità dei mercati moderni. Le analisi condotte dal nostro Portfolio Research and Consulting Group e la presenza di Alessandro Marolda come analista dedicato all’Italia ci permettono di capire il modo in cui sono realmente costruiti i portafogli”, spiega Antonio Bottillo (nella foto), country head and executive managing director per l’Italia di Natixis Global Asset Management. “L’obiettivo è determinare il contributo di ogni asset class in termini di rischio e di rendimento, così da aiutare i consulenti a costruire e gestire meglio le necessità e le aspettative dei clienti”.
Tornando ai risultati, lo studio evidenzia come alcuni investitori abbiano iniziato, in tempi molto recenti, a ridurre il rischio in portafoglio spostando asset dalle posizioni più tradizionali - obbligazioni e azioni - verso liquidità, strumenti alternativi e strumenti come bond strutturati, strumenti a tasso variabile e obbligazioni inflation linked, anche in questo caso probabilmente a causa del timore legato all’aumento dei tassi di interesse. All’interno della categoria degli alternativi è interessante vedere come, indipendentemente dalla categoria di rischio, gli investimenti sono stati realizzati attraverso strategie alternative (global macro o azionario long/short) piuttosto che asset class (materie prime e real estate). Le strategie, offrendo bassa volatilità e bassa correlazione, sono in grado di replicare il ruolo tradizionalmente ricoperto dai titoli governativi, senza esporsi al rischio di un’eccessiva duration (o dei tassi di interesse).
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