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Andrew (M&G): non sarà un nuovo 2008

2/1/2016 | Redazione Advisor

Negli investitori il trauma di quello accaduto otto anni fa è ancora vivo. Ma il pessimismo non è giustificato


Non sarò un nuovo 2008. Seppure gli investitori sono inclini al pessimismo, il trauma è ancora vivo nella memoria. Esordisce in questo modo Steven Andrew (nella foto), gestore del fondo M&G Income Allocation.

Insomma non è stato un “buon anno nuovo” per i mercati finanziari. La paura è l’emozione predominante, abbinata a un tocco di presunzione quando i pessimisti cronici si fanno di nuovo sentire.

"Se ci atteniamo ai fatti, questa correzione è decisamente eccessiva. Per cominciare a temere una recessione globale imminente per l’economia mondiale, dovremmo sentire spiegazioni più convincenti di come i fattori che incidono sui prezzi azionari starebbero per diventare negativi per la crescita globale. Dunque, perché tanto rumore?" si chiede il gestore

La Cina rallenta, ma il contagio globale è improbabile. A quanto pare, il fattore all’origine di un inizio d’anno così deprimente è stato il flusso di notizie negative provenienti dalla Cina. Ma per il gestore le notizie sono state negative non tanto nel senso dei fondamentali, quanto in termini di quotazioni azionarie. Date le dimensioni dell’economia cinese, è comprensibile che ci si preoccupi delle conseguenze per il resto del mondo se la Cina traballa. "Vale la pena di sottolineare che, fra tutti i pronostici all’insegna del pessimismo, non c’è una sola teoria coerente sul modo in cui la crescita rallentata della Cina incida su altri fattori a parte i prezzi (spingendoli verso il basso), per la maggior parte del resto del mondo. Ma chi ha bisogno di coerenza quando si è impegnati a soffiare sul fuoco del panico e a farsi pubblicità al grido di “vendere tutto”!" prosegue Andrew.

 

E sul fronte energy perché non considerare che il petrolio meno caro è un fatto positivo a livello globale? "Se il mercato azionario cinese è il cattivo della storia, il complice è il prezzo del petrolio. Il collasso dei prezzi petroliferi negli ultimi dodici mesi è stato estremo. A prima vista, il lettore occasionale potrebbe osservare che sia un’ottima notizia – tranne, ovviamente, per i produttori di petrolio e i dipendenti del settore petrolifero (e sono davvero pochi). Come abbiamo già detto in precedenza, l’energia a basso costo è indubbiamente positiva per la crescita globale. Questo fatto attualmente viene offuscato dal timore che “ci stia dicendo qualcosa” riguardo alla domanda" continua il gestore.

È possibile. E se evitate di soffermarvi su tutti i dati che dimostrano il contrario, avrete un quadro piuttosto preoccupante. È un altro 2008? In breve, no. "A nostro avviso, parte del motivo per cui gli investitori sono così inclini al pessimismo oggi è che il trauma del 2008 è ancora vivo nella memoria. Gli “orsi” sostengono che l’esperienza del 2008, quando il crollo del mercato immobiliare fece scattare flessioni correlate su tutti i settori e gli asset, potrebbe ripetersi nel 2016 con il collasso dell’energia. Ma questa tesi nasce da un malinteso sul ruolo specifico, e molto distinto, di ognuno di quei settori. Un declino del settore immobiliare non è una buona notizia per nessun segmento dell’economia, mentre un declino del settore energetico rappresenta uno stimolo per molti" conclude Andrew.

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