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Commodity, investitori divisi

5/18/2011 | Redazione Advisor

Divisione tra i grandi investitori sulle strategie da adottare sulle principali commodity, che dopo un inizio 2011 in forte rally, vedono i prezzi decisamente al ribasso


ORO, MILIARDARI DIVISI - Ancora sotto la lente degli osservatori mondiali le materie prime e soprattutto i metalli preziosi, protagonisti ad inizio anno, di un rally che pochi avrebbero previsto, se non altro nelle proporzioni.

Rally che ha diviso anche i grandi investitori come George Soros e John Paulson, che secondo quanto emerge dai rapporti della Sec hanno adottato strategie deicisamente opposte verso questi investimenti.

Da un lato il finanziere ungherese, che tenedo fede alle sue previsioni di sgonfiamento della bolla dell'oro si è affrettato a vendere.

Tra gennaio e marzo il Soros Fund ha scaricato quasi tutti gli Etf che aveva accumulato in due anni di acquisti frenetici: le quote dell'Spdr Gold Trust in portafoglio sono crollate da 4,72 milioni ad appena 49.400, per un valore di 6,9 milioni di dollari.

Tutte liquidate anche le quote dell'iShares Gold Trust, che a fine dicembre erano 5 milioni.
Strategia di segno opposto per il collega americano: la Paulson & Co, che aveva accumulato miliardi scommettendo in anticipo sulla crisi dei mutui subprime e i cui fondi nel 2010 hanno battuto ogni record di rendimento con oltre 5 miliardi di dollari, ha mantenuto intatta la sua posizione di primo investitore nell'Spdr Gold Trust: 31,5 milioni di quote, per un valore di 4,4 miliardi di dollari.
 
 
RAME, JP MORGAN VENDE - Cambia il mood degli investitori anche sugli altri metalli: dopo le raccomandazioni di un mese fa di Goldman Sachs ai propri clienti, di vendere parte delle proprie posizioni sulle materie prime, è ora la volta di JpMorgan, il cui capo analista in un rapporto di pochi giorni fa si dichiara apertamente ribassista.
Tra i fattori che in qualche modo sono individualmente responsabili della collettiva decisione del mercato di punire i prezzi delle materie prime vengono citati la crescita inferiore alle attese degli Usa, il rallentamento del tumultuoso sviluppo economico dei Paesi emergenti a causa delle mosse aggressive sui tassi d'interesse e sulle restrizioni al credito, come recentemente avvenuto anche in Malaysia e nelle Filippine.
Infine, anche il generale deludente comportamento dei prezzi avrebbe scoraggiato gli investitori spingendoli a vendere. JpMorgan prevede un prezzo del rame sotto gli 8mila $, l'alluminio tra 2.500 e 2.550 $, il nickel a 22mila, mentre piombo e zinco sono visti scendere rispettivamente a 2.200 e 2.050 $/tonn.
La prospettiva a 6 mesi e più dovrebbe essere favorevole a nuovi rialzi, ma sul breve e medio termine la banca raccomanda fortemente di vendere sui rialzi di prezzo.

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