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8/28/2015
"La decisione di Pechino di modificare il meccanismo valutario è stata motivata dalla necessità di accelerare la riforma sul tasso di cambio. In primo luogo, questa misura va a integrare l’impegno già mostrato del governo verso la liberalizzazione del settore finanziario e delle attività in conto capitale, considerato che gli investitori hanno ricevuto sempre maggiore libertà nel movimentare grandi somme all’interno e al di fuori della Cina. In secondo luogo, Pechino non ha fatto mistero del suo desiderio di includere lo yuan nel paniere di valute SDR del Fondo monetario internazionale (FMI), che include dollaro USA, euro, yen e sterlina. Il criterio è che la moneta deve essere liberamente utilizzabile.Il cambio fisso dello yuan è stato quindi abbandonato. Il midpoint giornaliero è ora determinato dal cambio a pronti - come evidenziato dalla riduzione del divario tra il tasso a pronti reale e il fixing giornaliero da oltre 8 bps fino a quasi zero oggi-. Tuttavia, lo yuan ha molta strada da fare prima di diventare una valuta a libera oscillazione. Per ora, la banca centrale esercita ancora un controllo significativo e sembra determinata a mantenere il tasso a pronti a 6.40 fino a quando si ridurranno le pressioni di vendita. Tale controllo però grava pesantemente sulle riserve valutarie, accelerandone l’esaurimento. Considerando però l’altro lato della medaglia, d’ora in avanti lo yuan è destinato a diventare sempre più trasparente»
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