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DeAWM: Cina, niente panico

7/1/2015

Le autorità cinesi hanno reagito in diversi modi ai recenti cali di prezzo sul mercato azionario domestico. Deutsche Asset & Wealth Management considera questi movimenti come misure adottate nell'ambito di un processo di lungo termine per la liberalizzazione del mercato dei capitali


Le autorità cinesi hanno reagito in diversi modi ai recenti cali di prezzo sul mercato azionario domestico. Deutsche Asset & Wealth Management considera questi movimenti non come una reazione istintiva, ma piuttosto come misure adottate nell'ambito di un processo di lungo termine per la liberalizzazione del mercato dei capitali. Bisogna ammettere che, se le Borse sono deboli, l'economia è stabile e la politica rimane forte.


Le prospettive per le asset class cinesi:

 

  • Azioni: le azioni negoziate sui mercati nazionali continuano a essere trainate dalla domanda degli investitori privati e dalle condizioni imposte dallo Stato, e non dalle valutazioni. Di conseguenza, le azioni rimarranno volatili. Continuiamo a preferire le azioni di alta qualità e di grande capitalizzazione, quotate sull’indice Hang Seng. Sulle Borse nazionali, è probabile che i titoli che hanno sino a ora performato meglio saranno più vulnerabili, come i titoli di società Internet, i marchi retail/consumer e i settori di intrattenimento. Restiamo positivi in termini strategici.

 

  • Reddito fisso: ci aspettiamo ulteriori riduzioni dei tassi di interesse, che possono avere un impatto positivo sul debito sovrano, così come sulle obbligazioni societarie. Anche se queste ultime hanno sofferto a causa di un rallentamento della crescita economica, vediamo del potenziale nelle obbligazioni in valuta forte delle società finanziarie o delle compagnie immobiliari finanziariamente forti.

 

  • Valute: rispetto alla maggior parte delle altre valute dei mercati emergenti, il Renminbi sta dimostrando una forte stabilità grazie al suo ancoraggio al Dollaro statunitense e, quindi, si è apprezzato negli ultimi mesi. Pechino non sta dando alcuna indicazione di volersi impegnare in un'altra guerra valutaria con gli Stati Uniti.

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