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1/8/2015
Nelle ultime settimane una combinazione di diversi fattori ha guidato in maniera significativa la volatilità nei mercati azionari. La volatilità dei mercati nel breve periodo non necessariamente si riflette poi sulle condizioni economiche di lungo periodo e la volatilità dei mercati potrebbe concedere opportunità tattiche. Il team multi asset di M&G Investments fa il punto su quali ripercussioni si potranno avere dai principali temi sul tavolo.
IL PREZZO DEL PETROLIO
I titoli energetici hanno impattato i mercati azionari nelle ultime settimane e gran parte del sell-off azionario è stato attribuito alla caduta del prezzo del petrolio. Ma di fatto, la correlazione tra gli indici azionari e la caduta del prezzo del petrolio è stata minima. Se si torna a guardare a questa estate, le azioni hanno subito turbolenze così come la caduta del prezzo del greggio. Questo sottolinea che bisogna essere cauti nel concentrarsi troppo sui movimenti di breve periodo del mercato azionario. La velocità e l’entità con cui il livello del prezzo del petrolio è sceso, e i prezzi delle materie prime anch’essi rilassati, sono evidenti. Spesso c’è uno sfasamento tra causa ed effetto nei mercati perché alle persone occorre tempo per abituarsi agli sviluppi e valutarli. Riteniamo che il recente calo dei prezzi delle materie prime siano attribuibili quanto meno all’aumento della disponibilità delle commodities negli ultimi cinque anni a fronte di una più debole domanda, tema questo che è stato sottovalutato a lungo.
A nostro avviso, la diminuzione dei prezzi del petrolio potrebbe essere un fattore positivo per la crescita (e quindi per le azioni) nel lungo periodo perché c’è una riduzione della spesa per i produttori ed i consumatori, e perché l’inflazione rimane sotto controllo, cosa che può stimolare i banchieri centrali a proseguire nelle politiche accomodanti.
L’INDICE DELL’ATTIVITÀ MANUFATTURIERA
Parte del calo dei mercati azionari è stato attribuito ai dati industriali di Germania, Francia ed in particolare Cina, inferiori rispetto alle stime. L’indice PMI (Purchasing Managers’ Index – PMI - un indicatore realistico della crescita economica) cinese è sceso sotto al livello 50 (da 49,5) per la prima volta da maggio del 2014. Questo fatto è significativo perché il livello 50 è a cavallo tra l’espansione e la contrazione. Comunque, questo indicatore riguarda il breve termine: nel lungo periodo l’indice globale PMI indica che negli ultimi anni c’è stato un miglioramento nella fiducia industriali delle imprese in buona parte del mondo.
Senza dubbio, ci sono rischi evidenti per rimanere prudenti rispetto alla Cina, tuttavia crediamo che l’azionario cinese offra buone compensazioni per questo rischio, e pesiamo la nostra esposizione sulla base di una view comunque cauta rispetto ai fondamentali del Paese.
SUBBUGLI POLITICI IN GRECIA
Rimanendo incerti su quali siano le previsioni di scenario che possano venire fuori per la Grecia, e anche sulla conseguente reazione dei mercati, si può dire che ci sono probabilità che si verifichi una significativa volatilità, e gli effetti che si presentano potrebbero essere delle opportunità per altri mercati. Questo perché ci si aspetta che le vicende interne alla Grecia non abbiano un impatto di lungo termine su altri Paesi, purché i fondamentali di quest'ultimi rimangano a supporto.
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