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9/25/2014
In Scozia, il 55% degli elettori ha votato per il “no” all’indipendenza dal Regno Unito e ormai, per almeno una generazione, è da escludere un altro referendum. Quindi, con una chiara maggioranza a favore della permanenza nel Regno Unito, nulla è cambiato? Purtroppo non è così semplice. E' l'analisi di Scott Meech, co-head European Equities di Union Bancaire Privée, UBP.
La Scozia, rispetto a qualsiasi altra nazione costitutiva del Regno Unito, gode già di maggiori poteri: ad esempio, il parlamento di Edimburgo può decidere come allocare la spesa messa a bilancio da Londra nei principali servizi, come sanità e istruzione. La campagna “better together”, sostenuta dai principali partiti politici, ha promesso alla Scozia ancora più autonomia, come premio in cambio della permanenza nell’Unione.
Ovviamente, tutto ciò comporta delle ripercussioni molto significative sul processo di trasferimento dei poteri, la cosiddetta devolution, nel resto del Regno Unito. Infatti, se la Scozia ha una maggiore libertà di manovra, perché non dovrebbe essere concessa la stessa autonomia anche a Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, se non addirittura alle principali città? Perché i membri del parlamento scozzese dovrebbero poter votare su questioni relative alla politica inglese? Proprio mentre nell’Unione Europea è in corso un accentramento dei poteri, attraverso la pianificazione di politiche fiscali e la regolamentazione bancaria, il trend in atto nel Regno Unito è ben diverso.
La devolution sembra pronta a diventare uno dei principali argomenti di dibattito, mentre ci si avvicina alle elezioni di maggio 2015. L’idea di una ripartizione dei poteri a livello regionale è attraente per il Partito Conservatore, che è di gran lunga più popolare in Inghilterra, mentre il Partito Laburista dipende fortemente dalla base elettorale al di fuori della stessa Inghilterra nei voti sui temi chiave. La questione, comunque, difficilmente si risolverà in tempo per le elezioni.
Il fatto che la Scozia, tradizionalmente pro Unione Europea, faccia ancora parte del Regno Unito riduce inoltre le possibilità di un’uscita del Regno Unito dalla UE, nel caso si dovesse mai arrivare al punto di indire un referendum al riguardo. Tuttavia, il Partito Conservatore si trova a sostenere la sfida posta dallo UKIP, il Partito indipendentista, per ottenere le preferenze degli elettori di destra. Se con l’approssimarsi delle elezioni di maggio, i sondaggi dovessero indicare una vittoria laburista, potremmo assistere a una sbandata a destra del Partito Conservatore, nel tentativo di riconquistare il sostegno dell’UKIP. Al momento, ci sono buone probabilità di un esito elettorale non così netto: di conseguenza, per un po’ di tempo dovremo abituarci all’incertezza politica nel Regno Unito, ma almeno abbiamo evitato il potenziale caos di una vittoria degli indipendentisti scozzesi.
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