Gestore della settimana: “Cosa ci piace (e cosa no) dei mercati emergenti”
9/15/2014 | Massimo Morici
AdvisorOnline.it ha intervistato Rupert Rucker head of product management Asia Equities di Schroders. Ecco le opportunità e i settori da evitare nei paesi dell'Asia Pacifica ex Japan
Per evitare di investire in un paese alla cieca occorre viverci. Una regola che vale soprattutto per l’Asia, dove non sempre la trasparenza del mercato è garantita. “Per comprare azioni in Occidente bastano le informazioni disponibili su internet: si può utilizzare Reuters, Blooomberg e i dati pubblici. Per farlo in modo originale in Asia e andare in profondità bisogna essere presenti sul posto, semplicemente perché alcune informazioni non sono così facilmente disponibili come in Europa o negli Usa” spiega Rupert Rucker (nella foto), head of product management Asia Equities di Schroders. AdvisorOnline.it lo ha incontrato a Milano in occasione di un incontro con alcuni clienti istituzionali.
“Siamo presenti in quest'area da più di 15 anni – prosegue - e siamo stati tra i primi ad essere direttamente presenti in queste aree. Cerchiamo di guadagnare investendo nelle borse asiatiche, tenendo presente che la maggior parte dei titoli quotati in queste piazze finanziarie sono scarsamente correlati con la politica e l’economia di questi paesi”. Il team di ricerca di Schroders conta, in particolare, 30 analisti specializzati in sei paesi e basati negli uffici di Hong Kong, Singapore (dove lavora Rucker), Taipei, Shanghai e Sidney, che coprono un universo di 900 società da cui poi, attraverso un processo bottom up, vengono selezionati 40 - 50 titoli che finiscono nel portafoglio di 12 fondi. Ma qual è il valore aggiunto di questo piccolo esercito di analisti inhouse? “Uno dei punti di forza – sottolinea Rucker - è proprio l’utilizzo di ricerche interne, grazie al lavoro di decine analisti specializzati. Cosa che non sarebbe possibile con soli 5 o 6 analisti: con questi numeri è semplicemente impossibile effettuare analisi originali e, in genere, si utilizzano informazioni verso cui c’è un consensus più ampio, senza riuscire a capire le reali potenzialità, spesso nascoste, di alcune società”.
Avere un punto di osservazione privilegiato su questi mercati, inoltre, è di fondamentale importanza oggi, considerando il cambio di percezione su questa asset class da parte di molti investitori occidentali. “Vent’anni fa - racconta Rucker - l’importante era entrare in questi mercati e partecipare alla crescita, in un modo o nell’altro. In questi ultimi anni, invece, il fattore alfa è di primaria importanza, anche perché i clienti sono sempre più selettivi e hanno capito che non tutto ciò che si mette dentro un fondo poi funziona".
Cosa non vi piace, invece, nei principali mercati asiatici? “Non ci convincono – spiega - le valutazioni dei titoli ciclici, soprattutto materie prime, energia, che più degli altri potrebbero risentire del rallentamento della crescita globale, mentre molte società di beni di consumo ci sembrano sopravvalutate, come nel caso degli alimentari, anche perché il benessere è aumentato in molti paesi, ma la crescita dell’Asia, molto più consistente dell’Europa e degli Usa, non è stata comunque come ci si sarebbe aspettato. Evitiamo poi le imprese, anche in regime di monopolio, che scarsamente riescono ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici e non sono in grado di rinnovare il proprio modello di business e anche le banche cinesi, che sono molto difficili da analizzare, anche se riteniamo improbabile lo scoppio di una crisi finanziaria in Cina, anche perché molti istituti sono controllati dal governo”.
Il team di Schroders, invece, vede interessanti opportunità in società domestiche e titoli industriali che trarranno beneficio dal revival degli investimenti nella regione, in particolare i bancari, consumi discrezionali e conglomerati presenti nell’ASEAN. Piace agli analisti di Schroders anche il settore immobiliare, ma limitatamente a Hong Kong e Singapore, forti degli afflussi turistici dai paesi occidentali, e i titoli industriali, soprattutto in settori con forti barriere in entrata, presenti nelle borse di Singapore, Taiwan e Hong Kong. "Considerando le aree geografiche - conclude Rucker - alcune borse sono storicamente più convenienti dal punto di vista del rendimento del capitale investito, come Hong Kong, Singapore, Tailandia e Indonesia, altre per la qualità del management, come l’India, altre ancora per le valutazioni, come la Cina e Corea”.
CHI E' RUPERT RUCKER
Laureato in Letteratura classica all’University of Reading, ha iniziato come analista nel 1993 presso Fleming Investment Management, diventando gestore specializzato nei mercati dell’Est Europa, in particolare della Russia. Dopo essersi arruolato nell'esercito britannico, dove ha passato quattro anni come ufficiale, nel 1999 è entrato in West LB AM come specialista nei mercati emergenti, diventando responsabile per lo sviluppo di nuovi prodotti nel Regno Unito, Europa, Medio Oriente e Cina. Nel 2005 è passato a Schroders come product manager nel team emerging market equity a Londra. L'anno successivo si è spostato in Asia, per tre anni a Tokyo e poi a Singapore, ricoprendo ora il ruolo di head of product management Asia Equities.