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UBP, tutte le opportunità dell'Europa

5/9/2014

La periferia dell'Eurozona lancia segnali incoraggianti. Lo sottolinea nella sua analisi Rupert Welchman, senior portfolio manager di Union Bancaire Privée.


La periferia dell'Eurozona lancia segnali incoraggianti. Lo sottolinea nella sua analisi Rupert Welchman, senior portfolio manager di Union Bancaire Privée.

 

I mercati azionari e obbligazionari dei Paesi europei periferici hanno goduto di quasi due anni di rivalutazioni da quando l’Eurozona ha rischiato la disgregazione, in gran parte in assenza di una crescita degli utili societari. Questo fatto mette alcuni investitori a disagio rispetto alle valutazioni azionarie di breve termine. 

 

I mercati azionari tendono a muoversi in anticipo rispetto agli eventi e i maggiori profitti vengono registrati in un contesto di pessimismo. Si potrebbe pensare che stiamo uscendo dalla generale fase rialzista iniziale del ciclo di mercato, ma ciò non significa che siano finiti i buoni ritorni sui mercati periferici. Molte imprese della periferia dell’Eurozona sono entrate nella fase successiva della ripresa, in cui ci si aspetta una crescita dei ricavi e dell’utile netto. La buona notizia per gli investitori è che durante il calo pluriennale della domanda in così tanti settori domestici, le aziende migliori non sono rimaste ferme, ma hanno invece colto l’occasione per razionalizzare i costi: alcune di queste lo hanno fatto di propria spontanea volontà, altre invece sotto l’insistenza dell’FMI e dell’UE.

 

Ci vorrà del tempo prima che il ribilanciamento dei costi del lavoro e la regolamentazione dell’occupazione a livello locale si riflettano pienamente nelle economie dei Paesi periferici. Tuttavia, già si intravedono alcuni segnali incoraggianti, come la decisione di Unilever di creare una considerevole base di produzione in Grecia sia per il mercato ellenico sia per l’export; o come gli sforzi di Ford per spostare la propria catena distributiva in modo da raggiungere più facilmente lo stabilimento di Valencia, in Spagna.

 

Che si tratti di venditori al dettaglio portoghesi, di titoli azionari greci o di compagnie cargo irlandesi, quello che è certo è che, all’interno dei Paesi periferici, c’è stato un forte trend di riorganizzazione del proprio business in vista del prossimo ciclo.

 

In qualità di stock pickers, siamo incoraggiati dal fatto che abbiamo la possibilità di trovare molte imprese che dimostreranno di avere una notevole leva operativa nel momento di ripresa della domanda, e saranno queste le azioni che continueranno a sovraperformare per un po’ di tempo.

La domanda da porci, quindi, non è “se” ma “quando”. Abbiamo già alcuni indicatori guida. Ad esempio, la spesa pubblicitaria televisiva in Spagna è tornata a crescere, dopo sei anni di cali in cui è scesa del 50%; la domanda di cemento in Grecia dovrebbe tornare positiva, dopo essere diminuita a livelli che non si vedevano dagli anni sessanta; inoltre, le nuove immatricolazioni di auto in tutta Europa stanno mostrando forti incrementi. Tuttavia, questo periodo transitorio che precede una ripresa della domanda, occasionalmente porta ad attacchi di nervosismo, ma questo è naturale durante il passaggio dei mercati da una fase di pessimismo a una di ottimismo.

 

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