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Emergenti, tutte le incognite di Raiffeisen

2/25/2014 | Alessandro Chiatto

Chi aveva sperato nell’effetto generalmente positivo di gennaio, quest’anno è rimasto profondamente deluso. E' l'incipit del nuovo report sui mercati emergenti di Raiffeisen Capital Management.


Chi aveva sperato nell’effetto generalmente positivo di gennaio, quest’anno è rimasto profondamente deluso. Le prime settimane dell’anno nuovo per la maggior parte degli investitori sono state chiaramente all’insegna della riduzione del rischio. E' l'incipit del nuovo report sui mercati emergenti di Raiffeisen Capital Management. I mercati azionari dei paesi emergenti ne sono stati colpiti, tuttavia  hanno resistito relativamente bene i mercati azionari dell’Europa centro-orientale. Per gli investitori stranieri si sono aggiunte, nella maggior parte dei casi, le perdite valutarie, poiché sono finite sotto pressione in pratica tutte le valute dei paesi emergenti. In questo senso, ha avuto la peggio la lira turca, il che ha costretto la banca centrale turca a una riunione d’emergenza e a un massiccio rialzo dei tassi d’interesse.

 

Sarebbe però esagerato parlare di una crisi generale degli Emerging Markets o addirittura fare paragoni con gli anni 1997/98. Se però la situazione dovesse di nuovo stabilizzarsi nei prossimi mesi, allora i mercati azionari dei paesi emergenti potrebbero di nuovo sorprendere positivamente nel corso dell’anno e/o nel 2015. 

 

Nel dettaglio dei singoli paesi, in Cina la crescita economica sembra ulteriormente indebolirsi e gli indicatori anticipatori della crescita segnalano una continuazione di questo trend nei prossimi mesi. Il governo è però riluttante ad attuare una politica monetaria espansiva, poiché in questo modo non sarebbe comunque possibile risolvere i problemi strutturali sottostanti. I mercati finanziari hanno quindi osservato con crescente preoccupazione, in particolare davanti a eventuali reazioni a catena, il rischio di un default rilevante verso la fine di gennaio proprio in questo ambito del sistema finanziario cinese. Questo è però stato evitato – ufficialmente grazie a un investitore “anonimo”. Quasi sicuramente però si dovrebbe essere trattato di una misura di salvataggio dello Stato. È da aspettarsi che Pechino cerchi di regolamentare meglio questo settore negli anni a venire e trasferire almeno una parte di esso nel sistema bancario ufficiale. Bisogna ovviamente attendere, se e come ciò possa o dovrà riuscire.

 

L’economia in Russia continua a perdere vigore. Nel 2013, l’economia crescerà probabilmente soltanto dell’1,4%. Le prospettive per i prossimi trimestri sono altrettanto modeste; nel 2014-2015 il governo prevede soltanto una crescita reale del 2,5%.  Come da attese, la banca centrale ha lasciato invariati i più importanti tassi d’interesse anche a gennaio e nella riunione ha nuovamente evidenziato le tendenze al rallentamento dell’economia e i minori rischi d’inflazione. 

 

In India A novembre è crollata a sorpresa la produzione industriale, in particolare la produzione di beni di consumo durevoli. È stato invece positivo il netto calo dell’inflazione; tuttavia, con un tasso annuo del 10% circa essa è ancora troppo alta. Con grande sorpresa dei mercati, alla fine del mese la banca centrale ha alzato il tasso guida dello 0,25%. In futuro, si punterà a un obiettivo d’inflazione annuale compreso tra il 2 e il 6%. Per la prima volta da tre mesi gli investitori istituzionali stranieri sono stati “venditori netti”, tuttavia in misura molto modesta. Dopo i livelli più alti di sempre raggiunti a dicembre, il mercato azionario indiano ha ceduto il 3% circa a gennaio, e, contrariamente al trend generale, i titoli IT sono riusciti addirittura a guadagnare notevolmente.

 

Il Brasile non riesce a risolvere i problemi strutturali del paese (per es. disavanzi del bilancio delle partite correnti e di bilancio in aumento, dipendenza dalle esportazioni di materie prime, corruzione, problemi nelle infrastrutture). Il mercato azionario ha avuto un forte calo a inizio anno e a gennaio ha perso il 7,5% circa.

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