Tempo di lettura: 2min

UBP: lo spettro della deflazione si allontana dall'Europa

2/10/2014

Nel secondo trimestre a preoccupare gli investitori saranno gli aumenti salariali in alcuni settori: in europa il forte calo dell'inflazione porterà a una leggera diminuzione dei prezzi


L’Eurozona "sperimenterà un lungo periodo di bassa inflazione" ma "non c'è alcuna deflazione”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, al termine del Consiglio direttivo Ue che ha deciso di mantenere il costo del denaro fermo al minimo storico dello 0,25% senza prendere alcuna decisione in merito a possibili misure straordinarie. E se Draghi avesse torto, c’è un rischio deflazione all’orizzonte per l’Europa? Di seguito un commento di Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Privée (UBP).

La crescita globale, trainata dagli Stati Uniti e dalla Germania, è ripartita e non dovrebbe deragliare. Il calo dei prezzi osservato a inizio anno segnala una discrepanza tra l’inflazione e il ciclo dell’attività economica. Paradossalmente, i paesi dove la crescita sta accelerando hanno un’inflazione che sta rallentando (paesi sviluppati), mentre quei paesi dove la crescita si sta moderando, hanno un’inflazione resistente o in rialzo (paesi emergenti).  

Le valute, i prezzi delle materie prime e i salari, insieme a un processo di forte deleverage da parte degli Stati e delle famiglie, hanno contribuito a generare un sostenuto calo dell’inflazione, soprattutto nei paesi sviluppati. Tale processo ha richiesto tempo per entrare a regime, tanto che tra il 2008 e il 2011 l’inflazione era troppo elevata rispetto all’evoluzione della domanda del mondo sviluppato.

A partire dal 2015 dovremmo assistere a una risincronizzazione del rapporto crescita/inflazione.  Oggi, i timori riguardo alla deflazione sono inappropriati, dato che nei paesi sviluppati sono state messe in campo tutte le forze necessarie a reinserire l’inflazione all’interno dei circuiti dell’economia. Inoltre, il credito mostra segnali di ripresa negli Stati Uniti e in Europa: le politiche monetarie attuate dopo la crisi iniziano a dare i propri frutti, ma con tempistiche più o meno lunghe.

La strategia è comunque corretta e le Banche centrali non sono né folli né irresponsabili. La Bce ha ancora a disposizione diverse armi (un ulteriore abbassamento dei tassi o iniezioni di liquidità sono ancora possibili): l’istituto di Francoforte le utilizzerà per consolidare l’attuale ripresa economica e soprattutto quella del credito, ma continuerà a non includere il rischio di deflazione dal suo scenario base, cosa che ci sembra totalmente giustificata.

Insomma, per l’Eurozona non si può parlare di deflazione, ma solo di un forte calo dell’inflazione che porterà ancora una leggera diminuzione dei prezzi nei prossimi rilevamenti statistici. Nel secondo trimestre, ci scorderemo il rischio di deflazione nei paesi sviluppati e più probabilmente a preoccupare i trader saranno gli aumenti salariali in alcuni settori manifatturieri.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?