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Opec, 1000 miliardi di export

3/30/2011 | Federico Leardini

Mille miliardi di export nel 2011; l'effetto delle guerre in Medioriente è evidente sui conti degli esportatori di greggio arabi, che raccolgono sempre più utili dal loro sottosuolo, ma non mancano le perplessità per il futuro


OPEC TRILIARDARIO - Che effetti hanno avuto le guerre civili in Medioriente e in Nord Africa?

Sebbene sul frotne politico molte partite siano ancora aperte, dal canto dei bilanci economici alcune considerazioni possono essere facilmente tratte, e il risultato è piuttosto chiaro: 1000 miliardi di dollari di export petrolifero nel 2011 parlano di un OPEC in piena forma e di un giro d'affari che cresce in scia allo stop delle forniture dalla Libia.

Un risultato garantito soprattutto dal persistere dei prezzi del greggio sopra i 100 dollari al barile, dal momento che nel 2008 il volume complessivo di barili esportati era maggiore di quello stimato per quest'anno, ma il prezzo medio di 90 dollari aveva portato il monte export dei paesi arabi a non superare i 960 miliardi di dollari.

"Sarebbe la prima volta che l'Opec raggiunge il triliardo di dollari, soprattutto grazie ai prezzi del petrolio e all'aumento della domanda - conferma il capo economista della IEA Fatih Birol - nonostante i tentativi operati dall'Arabia Saudita di calmierare i prezzi e le forniture al mercato internazionale".

Sui cieli di Riad, però, iniziano a campeggiare delle nubi fosche: gli analisti sono stati messi in allerta dall'annuncio del governo saudita di voler aumentare il numero di trivelle per l'estrazione petrolifera nel paese; il timore è che, nel breve periodo, il paese arabo stimi di non essere in grado di soddisfare la domanda internazionale.

Una tesi avanzata da Matt Simmons, fondatore della Simmons&Co., che asseriva la limitatezza potenziale dell'estrazione dal suolo saudita legata alla particolare conformazione geologica del terreno e ripresa negli scorsi giorni dopo che Saudi Aramco aveva convocato alcune società di servizi per incrementare a 118 (dalle 92 attuali) il numero di trivelle attive.

Indiscrezione confermata da due big del settore come Halliburton e Backer Hughes, che ha dato da pensare agli osservatori di Barclays, che vedono questa decisione come "il tentativo del regno saudita di accelerare l'attivazione dell'attuale capacità e di mantenerla" piuttosto che come garanzia dell'incremento della fornitura per il futuro.

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