Le recenti azioni di politica monetaria espansiva targate Federal Reserve potrebbero rivelarsi l'asso nella manica dei paesi emergenti. A renderlo noto è il Wall Street Journal, secondo cui l'annuncio di un terzo round di Quantitative Easing, QE3, potrebbe non solo finalmente sbloccare il cosiddetto fiscal cliff, riportando a livelli di respiro occupazione e settore immobiliare, ma anche permettere ai paesi emergenti di trovare una propria collocazione nel dopo-crisi. 
 

 

Se i timori iniziali puntavano i riflettori soprattutto sul controllo dell'inflazione, ora che anche la fetta emergente soffre il vento della macroeconomia, gli stimoli derivanti da Fed e Banca centrale europea sono visti come un aiuto necessario, e non come un male. Le lamentale dei leader degli emerging markets, si concentrano ancora sul fatto che tutte le iniezioni di liquidità vadano a svalutare il dollaro e rendano le loro economie meno competitive. Per non parlare di quanto salgano i prezzi del cibo e delle commodities. Il pericolo, insomma, è che si generi una iniezione incontrollabile e finanziariamente destabilizzante. 

 

Ad essere pro-Fed si sono schierate Asia e America Latina, ma anche Indonesia e Cina, territori più preoccupati della crescita interna che dell'inflazione stessa. Charles Plosser, presidente della Federal Reserve di Philadelphia, si è parimenti detto convinto che il QE3 non ridurrà la disoccupazione né favorirà la crescita, anzi renderà più evidenti i rischi di inflazione nel lungo termine.