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7/13/2012
Moody's declassa il debito sovrano italiano che passa da A3 a Baa2. Appena due punti sopra il livello «junk», quello cioè dei titoli «spazzatura».
È la seconda bocciatura in cinque mesi, dopo il taglio del rating a febbraio.
Una doccia fredda per il governo italiano che sorprende i mercati, dopo che l'asta dei Bot a un anno di giovedì ha registrato risultati positivi e a poche ore all'asta dei titoli a medio termine, in particolare dei Btp, di oggi. È probabile che l'Italia vedrà crescere ancora i costi di finanziamento del proprio debito, spiega l'agenzia americana, che non esclude un ulteriore declassamento.
L'analisi
È diminuita la disponibilità degli investitori stranieri a comprare bond italiani. Moody's sottolinea il «deterioramento delle prospettive economiche nel breve termine»: disoccupazione in aumento e crescita debole. In particolare l'economia italiana deve fare i conti con una contrazione del 2% che renderebbe difficile per il Paese centrare gli obiettivi fiscali e di bilancio.
Fattore "politica"
L'agenzia riconosce che le misure adottate dall'esecutivo guidato da Mario Monti sono state positive: «Un programma di riforme che ha davvero le potenzialità per migliorare notevolmente la crescita e le prospettive di bilancio». Ma l'outlook negativo dell'Italia risente «anche del clima politico», che «specialmente con l'avvicinarsi del voto della prossima primavera, è fonte di un aumento dei rischi». Per questo Moody's non esclude un ulteriore declassamento: «Il debito pubblico italiano potrebbe essere declassato ancora in caso di un ulteriore concreto deterioramento delle prospettive economiche del Paese o di difficoltà nel mettere in atto le riforme». Se dovesse riscontrare difficoltà a finanziare il proprio debito, l'Italia sarebbe «costretta a richiedere un aiuto esterno», da qui la prospettiva di un ulteriore taglio. Ma, dall'altra parte, il successo nel mettere in atto le riforme e le misure fiscali che diano forza alle prospettive di crescita può condurre a un outlook più stabile.
Pressioni esterne
Ma la pressione sull'Italia arriva anche dall'esterno. Dalla possibilità che la Grecia esca dall'euro e che la crisi delle banche spagnole possa peggiorare. Questo nonostante le misure discusse nei vertici di Bruxelles: a meno di una settimana dall'intesa sulla prima tranche di aiuti da 30 miliardi per gli istituti credito iberici; e in vista del vertice della riunione del 20 luglio, quando saranno definite ulteriormente le misure antispread.
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