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Sei mosse per salvare l'Europa

7/2/2012 | Italo Marchesi

La crisi dell’euro perdura e la situazione resta prossima al punto di ebollizione. E con l’aumentare delle tensioni, l’attenzione si sposta verso gli scenari più estremi, ecco perché...


 

Formulare una diagnosi precisa della crisi; accettare il prezzo degli errori compiuti nel passato; procedere con un'ulteriore integrazione politica ed economica; realizzare un sistema di protezione per l’Eurozona; impostare una crescita di lungo periodo; perseguire riforme strutturali di lungo respiro. Secondo ING Investment Management sono questi i sei passi da compiere per uscire dalla crisi dell'Eurozona: “La crisi dell’euro perdura e la situazione resta prossima al punto di ebollizione. E con l’aumentare delle tensioni, l’attenzione si sposta verso gli scenari più estremi" spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen, Head of Strategy della società. "Il dibattito sulla definizione di un percorso per il futuro dell’Europa, la cosiddetta roadmap, evidenzia come i politici stiano valutando ulteriori interventi per prevenire la soluzione peggiore, la disgregazione dell’area euro”. Ma secondo van Nieuwenhuijzen oggi l'ostacolo da superare è il "predominio della politica sull'economia" che complica non poco la strada che porta al salvataggio dell'euro. Un salvataggio "tuttora possibile" e che passa da sei elementi chiave.
 
"In prima analisi è necessario formulare una diagnosi precisa della crisi" spiegano gli esperti di ING I.M. "La causa di tutti i problemi risiede nello squilibrio insostenibile delle partite correnti degli stati membri dell’Eurozona. Questa situazione ha infettato non solo i bilanci pubblici, ma anche il settore bancario nei paesi periferici". La soluzione potrebbe essere quindi quella di curare questa infezione sia nel settore pubblico sia in quello privato, creando un meccanismo politico per prevenire questi squilibri.
 
In secondo luogo bisogna accettare il prezzo degli errori compiuti nel passato. "L’Euro è sempre stato un progetto politico e i politici, sia nell’Europa core sia in quella periferica, devono assumersi le proprie responsabilità per il modo in cui questo progetto è stato realizzato" spiega van Nieuwenhuijzen. "E questo richiede consapevolezza del costo politico e finanziario per rimediare a questa situazione di disordine". Solo con questo passo, secondo ING I.M., e dopo la riduzione dell’eccesso di debito attraverso la svalutazione dei prestiti del settore pubblico, sarà possibile rimettere in moto l’economia ripartendo da un livello credibile.
 
E la soluzione meno dolorosa ai problemi attuali sarà un’ulteriore integrazione politica ed economica: "Questo significa che l’unione monetaria deve necessariamente essere ampliata per includere un’unione bancaria, con una governance a livello centrale del settore bancario, un sistema di prevenzione e un fondo di garanzia per tutta l’eurozona" chiosa van Nieuwenhuijzen. "In seguito, sarà necessario implementare una reale unione politica, così da intraprendere il percorso verso un’unione fiscale, con una figura simile a un Ministro delle Finanze europeo". In un tale contesto scenario, l’imposizione fiscale, la rappresentatività e il potere di emettere debito sarebbero centralizzate.
 
"Il quarto elemento è quello relativo a un sistema di protezione per l’Eurozona, che deve essere migliore di quello attuale". Secondo ING I.M. il rischio di contagio sui mercati finanziari e da qui verso società e famiglie resta estremamente elevato, una situazione che può essere risolta "solo attraverso un intervento deciso e convincente per fornire liquidità al mercato nel breve periodo". E l’unico soggetto con la capacità di implementare una tale misura "è la Banca Centrale Europea e, probabilmente, la modalità più semplice è quella di intervenire dando all’Esm la possibilità di agire come una banca". 
 
Gli ultimi due passi ritenuti fondamentali per ING I.M. riguardano la crescita di lungo periodo e le riforme strutturali di lungo respiro. Nel caso della crescita van Nieuwenhuijzen ricorda che "nel corso dell’ultimo biennio l’attenzione rivolta esclusivamente alle misure di austerity ha dimostrato la propria debolezza. Un tale approccio dovrebbe essere sostituito da una strategia di investimenti coordinata, una sorta di Piano Marshall 2.0 che possa essere finanziato dai paesi che ne hanno la possibilità".
 
Mentre sul fronte delle riforme sono necessari interventi volti a tutelare "in modo credibile, in tutti i paesi dell’eurozona, meccanismi relativi al mercato del lavoro e della produzione" e, in aggiunta, "interventi sui sistemi pensionistici e sanitari in caso di impossibilità a garantirne la sostenibilità. Si tratta di un processo che potrebbe durare anche un decennio e per questo motivo è impellente che vi si dia inizio quanto prima".

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