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8/2/2014 | Francesco D'Arco
La tanto attesa nascita dell'Albo Unico della Consulenza Finanziaria, che avrebbe dovuto cambiare nome ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari), introdurre all'interno dell'APF (l'attuale albo di categoria) un registro ad hoc per i consulenti fee only, e dare all'Organismo guidato da Carla Rabitti Bedogni anche le funzioni di vigilanza, non è arrivata.
L'emendamento inserito nel Dl Competitività è stato ritirato dallo stesso relatore proprio sul finale e sostituito con un altro testo che ripristina la proroga per i pochi consulenti indipendenti che dal 2007 possono esercitare la professione grazie a questi continui rinvii. Una proroga che per il 2014 era stata ridotta di sei mesi dal Governo e dal MEF con la promessa della nascita dell'Albo e che invece è stata ristabilita con una scadenza ancora più lunga: il 31 dicembre 2015.
Questi i fatti che AdvisorOnline ha seguito e raccontato nei dettagli e in tempo reale. Ma chi ha portato alla bocciatura del nuovo albo? Chi rema contro la nascita del nuovo APF e dell'elenco dei consulenti indipendenti?
E' questa la domanda che non ha ancora trovato una risposta dal momento che i "contrari" al nuovo albo non dichiarano pubblicamente la loro opposizione e, soprattutto, sembrano non rendersi conto dei danni che la "non nascita" del nuovo APF comporta per tutta l'industria della consulenza finanziaria. Ma anche, e soprattutto, per il mondo delle reti di promozione finanziaria.
Chi rema contro non vede i vantaggi che il settore potrebbe ottenere: dalla nascita di un vero e proprio mercato della consulenza fee only (non dimentichiamo che dal 2007 nessuno può intraprendere l'attività di consulente indipendente senza costituire una SIM di consulenza); dal riconoscimento istituzionale dell'attività di consulenza svolto dai consulenti (ex-promotori), che finalmente cambierebbero nome e verrebbero riconosciuti a tutti gli effetti, anche dalla legge, come consulenti (oggi molte reti cercano di cambiare nome ai loro professionisti e di parlare di consulenza, ma alla fine devono scontrarsi con una normativa che ancora li definisce "promotori" e in quanto tali, per alcuni, meri collocatori di prodotti); dal passaggio della funzione di vigilanza dalla Consob all'APF che darebbe all'Organismo per la tenuta dell'Albo dei Consulenti Finanziari (ex-promotori finanziari) un carattere e un peso istituzionale ancora più importante agli occhi delle autorità e del mondo politico.
Questi sono solo alcuni dei vantaggi più evidenti e immediati legati alla nascita del nuovo Albo Unico della Consulenza. Purtroppo si ha la sensazione, in questo momento, di aver perso una grande occasione con la mancata approvazione dell'emendamento sulla consulenza nel Dl Competitività, un'occasione che nella confusione delle ultime sedute delle Commissioni riunite 10 e 13 del Senato ha permesso ai contrari di rimandare (si spera) l'appuntamento con il nuovo ente.
La speranza, infatti, è che quella proroga al 31 dicembre 2015 non si traduca in un rinvio alla nascita dell'Albo all'anno prossimo. Un rinvio così lungo potrebbe tradursi in una sconfitta per un settore, come quello delle reti, che oggi ha un enorme vantaggio competitivo sui diretti competitor e che dall'Albo Unico della Consulenza potrebbe ottenere un'ulteriore spinta.
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