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7/25/2020
“L’Organismo per la Vigilanza e Tenuta dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari è pronto ad accogliere tutti coloro che sono in possesso dei requisiti necessari per svolgere questa professione. E a maggior ragione accogliamo con piacere l’interesse dei commercialisti che, con la loro professionalità, non potranno fare altro che arricchire l’albo e dare nuovo valore al servizio di consulenza”. Così il direttore generale di OCF, Alessandro Paralupi ha iniziato il suo intervento nel corso del webinar “Il Commercialista e la Consulenza Finanziaria agli Investimenti” organizzato dal Consiglio Nazionale dei commercialisti lo scorso 21 luglio e che ha visto anche la partecipazione della Consob.
Paralupi ha però messo in evidenza anche una serie di paletti che sono imprescindibili quando si parla di consulenza finanziaria. Su tutti: l’accesso all’albo per i commercialisti è limitato al registro degli autonomi; accedere all’albo significa anche rispettare, successivamente, una serie di vincoli organizzativi importanti. Non solo. Paralupi ha invitato i commercialisti a prestare fin da subito attenzione fin da subito ai servizi che offrono, la linea tra l’attività “libera” e quella “riservata” per legge ai consulenti finanziari è, in alcuni casi, molto sottile.
Ed è proprio su questo punto che Paralupi e i consiglieri del CN dei commercialisti Lorenzo Sirch e Maurizio Grosso hanno trovato un primo punto importante per avviare un dialogo costruttivo per guidare i commercialisti alla corretta valutazione dell’importanza di iscriversi all’Albo Unico dei CF. “Lo schema delle attività indicato nel documento del CNDCEC che spiega il lavoro di consulenza finanziaria è utile ma, a tratti, forse, un po’ semplificato” ha sottolineato Paralupi invitando ad una ulteriore riflessione sul tema. Invito accolto da Sirch e Grosso che auspicano l’apertura di un tavolo di confronto tra CNDCEC e OCF per valutare al meglio il processo che porterà all’avvicinamento di queste due professioni: commercialisti e consulenti finanziari.
Un avvicinamento che, secondo i consiglieri del CNDCEC vede i commercialisti svolgere un ruolo primario verso il cliente. Quando si offre un servizio di pianificazione finanziaria alle famiglie “bisogna coinvolgere diversi soggetti” ha spiegato Grosso che vede nel commercialista quel solo da regista in grado di aiutare le famiglie a “rendersi conto della loro reale asset allocation”. Sta poi al commercialista coinvolgere i vari attori interessati e utili per soddisfare le esigenze delle famiglie, “compreso il consulente finanziario”.
L’obiettivo di queste iniziative volte ad avvicinare i commercialisti all’albo, insomma, non è creare conflittualità ma collaborazione. In queste iniziative non c’è “nessun tipo di conflitto con altre professionalità che lavorano in ambito di consulenza finanziaria” ha chiarito Sirch. “Noi commercialisti per motivi storici abbiamo un ruolo centrale per la pianificazione finanziaria e patrimoniale delle famiglie e per questo è utile valutare l’iscrizione all’Albo di CF, nel rispetto delle norme e degli interessi delle famiglie”.
Insomma agli occhi del CNDCEC il vero “pivot” delle famiglie italiane è il commercialista. Ma i consulenti finanziari sono pronti a svolgere un ruolo più di “nicchia” e abbandonare l’ambizione di essere gli interlocutori principali dei clienti quando si parla di patrimonio familiare e/o aziendale?
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