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6/1/2017
Un'altra stangata alla gestione attiva e ai consulenti finanziari un po' troppo intraprendenti nell'asset allocation del portafoglio fondi dei clienti arriva da Morningstar che ha pubblicato “Mind the Gap 2017”, il primo report a livello globale sull’Investor Return (il rendimento per l'investitore). Lo studio analizza la permanenza media di un investitore in un fondo e l’impatto che il suo compartamento può avere sui rendimenti finali. Mind the Gap - si legge in una nota - utilizza la metodologia del Morningstar Investor Returns che calcola il rendimento ponderato in dollari di un fondo, includendo gli effetti delle entrate e uscite di cassa a seguito degli acquisti e delle vendite e gli incrementi di patrimonio del fondo stesso.
Si giunge così al "gap", ossia il divario tra il ritorno totale del fondo e l’effettivo rendimento percepito dall’investitore, che riflette il modo in cui gli investitori gestiscono i tempi di entrata e uscita da un investimento. Il report, in particolare, ha preso in considerazione l’universo dei fondi comuni aperti di Australia, Canada, Corea del Sud, Hong Kong, Lussemburgo, Regno Unito, Singapore, Stati Uniti e Taiwan e ha calcolato la media dei rendimenti totali dei fondi e la media del ritorno per l'investitore (che è asset weighted, ovvero ponderato per il patrimonio). Morningstar ha anche esaminato quattro fattori e il loro impatto sull’investor return: costi, rischio, standard deviation e mandato di gestione.
Risultato? Il paper mostra come, durante gli ultimi cinque anni (dal 2011 al 31 dicembre 2016), il gap tra rendimenti totali e investor return, a livello globale, oscilli da -1,40 a 0,53% per anno. Evidenzia inoltre come gli investitori ottengano migliori risultati quando utilizzano programmi di risparmio sistematici e investono in fondi low cost.
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