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Fondi comuni, rendimenti insoddisfacenti nel lungo termine

7/25/2014 | Marcella Persola

Secondo l'indagine sui fondi Mediobanca investire nei fondi non è stato così remunerativo. Mentre a livello di raccolta è tornato il sereno


Ci sono voluti quasi dieci anni, ma il sereno sembra tornato nell'industria dei fondi. Secondo l'edizione 2014 dell'indagine sui fondi e sicav elaborata da Mediobanca la raccolta netta è in positivo dopo 9 anni di attività. E' dal 2003 difatti che le sottoscrizioni dei fondi non superavano i riscatti. Il volume in entrata ha superato infatti i deflussi per circa  17 miliardi (13,2 miliardi per i soli fondi aperti). L'universo dei fondi indagato dall'ufficio studi di Piazzetta Cuccia ha subito nel decennio sino al 2013 un deflusso pari a 219 miliardi, con i soli fondi aperti a 263 miliardi. Nel 2013 la raccolta netta è stata positiva anche per altre categorie, come i fondi pensione (3,8 miliardi).


A livello di patrimonio nel 2013 i 972 fondi indagati da Mediobanca segnavano un patrimonio aggregato di 225 miliardi, dei quali 144 in fondi comuni aperti. Il ritorno ai livelli del 2010 è avvenuto grazie soprattutto alla raccolta netta, tornata per l'appunto in positivo, come già indicato. La variazione complessiva del patrimonio (+24,3 miliardi) e la più elevata degli ultimi 14 anni. Entrando nel dettaglio delle singole categorie quella dei fondi comuni presenta un patrimonio gestito in ripresa (+14,3%).

Ma nonostante i dati positivi sul fronte rendimenti le notizie non sono ancora buone. O meglio non nel lungo termine. Difatti lo studio degli analisti di Mediobanca evidenzia che nel 2013 i fondi indagati hanno chiuso i loro conti con un utile lordo di 8,7 miliardi di euro. Il rendimento netto medio del patrimonio è valutabile al 3,4%, che ha beneficiato particolarmente del recupero dei fondi azionari (11,7%) e dei bilanciati (5,6%), come pure dei fondi pensione, sia negoziali (5,4%) che aperti (8,1%); i fondi obbligazionari si sono fermati all’1,9%. Ma seppure tale ripresa, c'è da osservare che le pesanti perdite dell'anno di crisi 2008 non sono state ancora assorbite, infatti dei 29,7 miliardi di minusvalenze subite quell'anno sono stati recuperati nel periodo 2009-2013 solo 26,1 miliardi.

E non è tutto. Infatti, se nel 2013 il rendimento medio dei fondi oggetto dell'indagine è stato di 3,4%, nel lungo periodo i rendimenti sono ancora insoddisfacenti; chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 30 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in BOT a 12 mesi, una perdita di una volta il patrimonio iniziale (aumentato nel periodo di sole 3,9 volte contro le 4,9 dei BOT). Sulla base del tasso risk free, il frutto dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 86 miliardi di euro nell’ultimo quindicennio. Dati non confortanti nè per l'industria, né per i distributori di fondi.

E anche sul fronte costi le notizie, questa volta per i risparmiatori, non sono buone. Il volume delle commissioni addebitate è aumentato, passando da 2,4 miliardi agli attuali 2,6. L'incidenza media sul patrimonio gestito è invece scesa all'1,2%, riportandosi ai livelli del 2011. L'incidenza delle commissioni è simile, per gli analisti, a quella del 2008 e i costi più alti sono quelli addebitati agli azionari (2,9%) che hanno toccato il massimo storico, principalmente per l'incidenza delle provvigioni di incentivo.

Se vuoi maggiori dettagli e vuoi consultare tutti i grafici dello studio collegati ad AdvisorProfessional e scarica le slide in allegato.

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