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3/15/2011 | redazione
Nei risultati di uno studio che misura l'esperienza degli investitori in fondi comuni in 22 Paesi tra Nord America, Europa, Asia e Africa, Morningstar ha attribuito all'Italia un voto complessivo pari a C (su una scala che va da A a F).
Nel dettaglio l'industria dei fondi comuni italiani ha ottenuto un discreto B sul fronte regolamentazione e tassazione. Bocciata invece la voce costi a cui viene attribuita una D+, a causa del Ter sopra la media sia per i fondi esteri distribuiti in Italia sia per quelli domestici. Non soddisfano soprattutto le categorie monetarie.
Altro problema tutto italiano, secondo quanto emerso dall'indagine Morningstar pubblicata da Dow Jones, e' la scarisita' di fondi no load, quelli cioe' che non prevedono caricamenti di ingresso e uscita e che, facendo leva su una gestione passiva, consentono di risparmiare anche sui costi di gestione.
Giudizio negativo anche sul fronte disclosure (C), poiché i prospetti informativi semplificati sono poveri di informazioni sui rischi d'investimento, troppo generici nella descrizione della politica di gestione e spesso e' arduo riuscire a risalire al nome stesso del money manager.
Promosse, con voto B, le pratiche di vendita anche se con una critica: gli investitori rimproverano la scarsa attenzione a promuovere l'ottica di investimento di lungo periodo.
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