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5/11/2021
In che modo gli investitori professionali e i fund selector utilizzano gli ETF? Che cosa influenza le loro decisioni d’investimento e quali sono i driver che guidano la crescita dell’industria? Sono alcuni dei temi approfonditi dalla seconda edizione della Global ETF Survey 2021 di Trackinsight, sondaggio che ha coinvolto 373 investitori professionali in 18 paesi, con asset complessivi in ETF di circa 347 miliardi di dollari.
La survey rileva innanzitutto che continua a crescere la percentuale di ETF nei portafogli degli investitori professionali: nel 2021 tra gli intervistati è quasi raddoppiato (passando dal 36% al 67%) il numero di soggetti che detengono oltre il 40% dei loro portafogli in ETF, mentre solo il 13% (in calo rispetto al 30% nel 2020) investe in questi strumenti meno del 10% degli asset. Non sorprende quindi che complessivamente siano molto pochi gli investitori che dichiarano di voler ridurre la loro esposizione agli ETF (il 7% degli intervistati, contro un 31% che programma di aumentarla).
Quali sono le asset class che gli investitori scelgono di coprire con gli ETF? Quella azionaria rimane l’esposizione più utilizzata: il 55% degli intervistati investe oltre il 40% del portafoglio in ETF azionari. La stragrande maggioranza degli intervistati (il 94%) è entrata nel mercato azionario attraverso ETF, dimostrando che un wrapper creato inizialmente per offrire l’esposizione ad un paniere di titoli è oggi considerato la soluzione più semplice per esporsi all’asset class nel suo complesso.
Anche gli ETF sul reddito fisso, sebbene siano nati in un secondo momento rispetto agli azionari, hanno acquistato recentemente grande popolarità: nel 2020 il 37% dei flussi complessivi si è riversato negli ETF obbligazionari, anche se questi pesano sugli asset totali solo per il 18%. Il reddito fisso è diventato infatti la seconda asset class più utilizzata nell’universo degli ETF: il 70% degli intervistati detiene ETF sui bond nei portafogli.
Gli strumenti sulle commodity rimangono invece un’esposizione satellite per molti investitori professionali: il 29% del campione ne detiene in portafoglio una percentuale inferiore al 5%. Nondimeno più della metà degli intervistati (il 54%) ha una minima esposizione alle materie prime tramite ETF, mentre sono poco utilizzati strumenti più complessi, come gli ETF multi-asset e gli strumenti che utilizzano strategie short e a leva.
In tale contesto a guidare la futura crescita dell’industria ETF continueranno ad essere probabilmente gli ETF azionari, con il 51% degli intervistati che dichiara l’intenzione di aumentare l’esposizione a questi strumenti nei prossimi 2-3 anni. Quando si tratta di individuare le ragioni alla base dell’utilizzo di ETF, gli intervistati indicano bassi costi, diversificazione e liquidità quali driver principali dei loro investimenti in questi strumenti.
Un elemento importante va infine evidenziato: se molti investitori (il 51%) utilizzano gli ETF come alternativa all’investimento diretto, la grande maggioranza degli interpellati si sta spostando dai fondi comuni (attivi a passivi) agli ETF. In particolare, il 57% degli investitori dichiara di utilizzare gli ETF al posto dei fondi gestiti attivamente. Si tratta di un dato che conferma alcuni trend di lungo termine nell’industria del risparmio gestito, che vedono lo spostamento da gestione attiva a gestione passiva, da strumenti ad alto costo a quelli a basso costo, e da bassa liquidità ad elevata negoziabilità. Cambiamenti alimentati dalla possibilità di accedere in maniera semplice ed efficace ad esposizioni ampie e specifiche offerta dagli ETF.
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