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Btp Italia, per gli istituzionali gli acquisti ricominceranno

6/12/2018 | Eugenio Montesano

Il peso delle obbligazioni governative nei portafogli istituzionali è contenuto ma si assiste già a un’inversione del trend. L’analisi di Marco Valerio Morelli, ad di Mercer Italia.


La quota di obbligazioni domestiche detenuta dagli investitori istituzionali italiani nel 2017 è inferiore alla media europea.

 

A sfatare il mito dell’italiano eccessivamente investito in Btp – almeno a livello di fondi istituzionali, con particolare riferimento a fondi pensione e casse di previdenza – giungono le rilevazioni dell’ultima edizione del Mercer European Asset Allocation Survey che analizza le tendenze di asset allocation degli investitori istituzionali del vecchio continente. Quest’anno alla 16esima edizione, l’indagine coinvolge 912 portafogli europei rappresentativi di 12 paesi – campione cui afferiscono attivi per oltre 1.100 miliardi di euro.

 

Nell’esaminare la tendenza per singolo paese del peso dei bond domestici nel quadro degli investimenti istituzionali italiani, il 38% dei 99 miliardi in gestione oggetto dello studio sono investiti in titoli del debito pubblico. Si tratta di una percentuale inferiore alla media europea (55%), vicina a quella francese (41%) ma largamente inferiore rispetto a Germania (57%), Spagna (69%) Olanda (75%) e Irlanda (85%).

 

“Gli investitori istituzionali italiani investono meno della media del campione europeo sul debito pubblico del proprio stato, decorrelando il portafoglio dal rischio di un potenziale default del paese” osserva Marco Valerio Morelli (nella foto), ad di Mercer Italia. Un segnale degno di nota secondo Morelli, dettato “da una parte da una maggiore educazione finanziaria e, dall’altra, da una diversificazione del rischio”.

 

Il peso delle obbligazioni governative nei portafogli istituzionali è dunque contenuto, ma la tendenza “è destinata a cambiare”, spiega Morelli, con un ritorno all’acquisto di Btp “che già stiamo osservando”. I fattori chiave dell’inversione di tendenza? “La crescita dei rendimenti, che per il decennale è ora nell’area del 2,7%. Movimento che si giustifica sia sulla base dell’ottica di lungo e lunghissimo periodo su cui si misurano gli investitori istituzionali, sia sulla base della fiducia sulla stabilità finanziaria del paese” dal momento che, come il neoministro dell’Economia Giovanni Tria ha ricordato di recente, “i fondamentali dell’Italia sono a posto”, visione sostanzialmente sottoscritta da Morelli.

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