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A capo del private - Ronca racconta numeri, strategia e differenza di UBS GWM

6/12/2024 | Daniele Barzaghi

Prosegue il racconto dell'industria italiana del private banking di ADVISOR, coinvolgendone direttamente i protagonisti in interviste brevi e concrete


Giovanni Ronca (in foto) è responsabile del wealth management di UBS in Italia, struttura in cui è confluito anche il private banking nazionale dell'acquisita Credit Suisse.

Proseguiamo con lui la mappatura dell'industria italiana del private banking e del wealth management, interloquendo direttamente con i protagonisti del mercato attraverso una serie di interviste brevi e concrete. (Qui le precedenti interviste, con Renato Miraglia di UniCredit, Andrea Ghidoni di Fideuram, Marco Bernardi di Banca Generali, Giampaolo Stivella di Fineco, Stefano Volpato di Banca Mediolanum, Federico Taddei di Ersel, Luca Bonansea di Bnp Paribas Pb&Wm, Mario Ruta di Allianz Bank, Alessandro Varaldo di Banca Aletti, Daniele Carullo di Credit Agricole, Lorenzo Bassani di Mediobanca Premier, Maurizio Corsoni di Banca Finnat e Stefano Vecchi di Banca Investis).

 

Giovanni Ronca, delineiamo quello che è oggi il perimetro della vostra struttura di wealth management e private banking a partire dai numeri. 

Siamo leader nella gestione della ricchezza a livello globale, con una presenza in più di 50 mercati: con 100 miliardi di capitalizzazione di mercato gestiamo oltre 5.000 miliardi di dollari di attivi nel mondo

In Italia abbiamo un'ampia copertura geografica con 10 filiali (Brescia, Bologna, Firenze, Modena, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino e Treviso), oltre 120 private banker e consulenti finanziari. 

Il gruppo UBS gestisce nel nostro Paese oltre 50 miliardi di euro di attivi e per GWM il trend è positivo: il 2024 è cominciato bene sia in termini di nuove masse, sia di andamento dei ricavi.

 

Quali aspetti hanno caratterizzato la vostra azione nell’ultimo semestre? Su quali elementi vi state concentrando in particolare?

Ci siamo concentrati sui clienti. 

I risparmiatori sono oggi impensieriti principalmente da tre questioni: l’inflazione, il rischio geopolitico e, per l’Europa in particolare, il rischio di recessione. 

Per proteggersi da queste tre categorie di rischio diventa importante avere accesso agli strumenti di mercato più adatti. Bisogna cercare diversificazione sia di valuta che di strumento. Le gestioni patrimoniali e i prodotti strutturati vanno proprio in questa direzione. 

A questi si somma un’offerta sempre più profonda e diversificata nei private market anche attraverso all’estensione all’Italia della piattaforma UBS di co-investimento diretto nel private equity e debt, a fianco di fondi leader del settore italiani e internazionali. 

In ultimo, ma non ultimo, i passati sei mesi sono stati particolarmente intensi sul fronte della corporate finance con un numero significativo di operazioni di M&A mid-cap, anche legate a passaggi generazionali importanti. Il team di Corporate Advisory è elemento distintivo del nostro franchise di wealth management in Italia.

 

Come spiegare a un cittadino risparmiatore o a un private banker concorrente cosa distingue il vostro modello dall’offerta delle altre banche?

Per eccellere nel wealth management ci vogliono quattro ingredienti: un brand solido, una piattaforma tecnologica state-of-the-art, un portafoglio prodotti globale e una grande efficacia commerciale. 

Oltre a UBS, sono pochissimi i player del settore che  possono vantare leadership su tutti e quattro questi fronti. Nel contesto domestico italiano, poi, la vera concorrenza per noi si conta sulla punta delle dita di una mano o forse nemmeno.

Ad un cittadino risparmiatore direi che UBS è il posto giusto per ogni dimensione e tipologia di patrimonio, che quest’ultimo sia ancora racchiuso nella sua impresa, mobiliare o concentrato in grandi passioni, dal collezionismo all’arte; e in ogni momento della sua vita, quando si crea ricchezza da un lavoro o da un’impresa, a quando la si trasforma, anche in chiave filantropica, magari per “lasciare l’impronta” nel futuro.

Ad un collega banker direi, invece, che qui trova i tre ingredienti fondamentali per valorizzare in pieno il suo talento commerciale: brand unico, tecnologia state-of-the-art, prodotti globali.

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