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9/30/2015 | pieremilio.gadda
Lo sguardo degli investitori resta puntato sul rallentamento cinese e sul conseguente scoppio della bolla azionaria: la decelerazione della crescita non è una novità ma riflette un radicale cambiamento del modello economico di Pechino, che porta a ridurre gli investimenti fissi e le esportazioni e a promuovere i consumi e la domanda domestica.
La crescita in Cina non è caduta improvvisamente da un precipizio, è in costante calo da tempo. Il mercato probabilmente non ha chiaro per quale motivo le autorità cinesi recentemente abbiano modificato il sistema dei cambi dando maggior peso alle forze del mercato. “La ragione non sta nell’intenzione di stimolare crescita e inflazione grazie alla svalutazione del cambio, ma nell’ambizione della Cina di liberalizzare il mercato dei capitali e di inserire la propria valuta nel paniere del Fondo Monetario Internazionale. Sfortunatamente non è stato proprio scelto il momento più opportuno vista la coincidenza col crollo del mercato azionario cinese”, spiega Axa Investment Management.
La Cina sta frenando la crescita globale ed esercita inevitabilmente un impatto sulle commodity: “Dobbiamo però considerare che il prezzo del petrolio in calo da oltre 100 dollari a 50 dollari al barile non è un bene solo per i consumi in Europa, Giappone e Stati Uniti, ma è un’ottima notizia anche per i consumatori dei mercati emergenti e per le economie che hanno bisogno di più energia per produrre rispetto ai Paesi sviluppati”, ricordano gli esperti della casa d'investimento. I prezzi delle materie prime sono scesi ad agosto, a fronte della volatilità in Cina, ma sono poi rimbalzati fino a stabilizzarsi sui livelli della fine del secondo trimestre. “È un fattore importante perché a un certo punto, nella misura in cui i prezzi non continueranno a scendere all’infinito, diminuirà anche l’impatto sull’inflazione dei prezzi al dettaglio rispetto all’anno precedente. Il possibile scenario dei prossimi 6-12 mesi – conclude Axa IM - sarà caratterizzato probabilmente da stabilità in Cina e stabilità dei prezzi delle materie prime, che saliranno nel tempo poiché la riduzione dell’offerta è inevitabile ai prezzi bassi attuali, e da un lieve rialzo dell’inflazione, soprattutto in US”.
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