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5/22/2020 | Daniele Riosa
Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale di Azimut Holding, intervistato da advisoronline.it, guarda alla consulenza del futuro: “L’ufficio conterà sempre meno e si lavorerà maggiormente in team con sviluppo di forti competenze specifiche, si avrà più coraggio nell’innovare, cresceranno i temi legati al sociale e all’ambiente e ai temi di educazione finanziaria”. Sul fronte investimenti spiega che: “Bisogna inserire in portafoglio prodotti che investono nell’azionario in modo graduale ma sistematico e strumenti alternativi che consentono di partecipare alla crescita di aziende non quotate”.
Come sarà la consulenza nel mondo post Coronavirus?
“Sarà una consulenza fondata sulla comunicazione: la crisi ci ha imposto di dialogare con i clienti in modo diverso ma anche di farlo più spesso. Si comunicherà quindi di più, grazie alle tecnologie di video conferenze, messaggistica istantaneo, piattaforme social diventate ormai famigliari a tutti noi, e probabilmente anche in modo più efficace. Perché i clienti in questo periodo di crisi hanno prestato attenzione ai consulenti attenti e presenti, e rispetto a prima sono diventati più propensi ad ascoltare. Bisogna considerare la crisi come una opportunità per guidare il risparmio dai conti correnti improduttivi a soluzioni capaci di generare un rendimento positivo e allo stesso tempo di sostenere l’economia del paese, inserendo in portafoglio prodotti che investono nell’azionario in modo graduale ma sistematico e strumenti alternativi che consentono di partecipare alla crescita di aziende non quotate. Penso inoltre che vi sarà sempre più una maggiore selezione tra consulenti capaci con forti competenze e tutti gli altri”.
Nello specifico, che cosa rimarrà del passato e che cosa cambierà radicalmente rispetto ai paradigmi pre crisi?
“Quello che è successo è stato improvviso quanto dirompente per tutti gli ambiti della nostra vita, ritengo quindi impensabile considerare questo periodo come una parentesi che si chiuderà, facendo tornare tutto come prima. Sarebbe improbabile, oltre che a mio avviso sbagliato. L’ufficio conterà sempre meno e si lavorerà maggiormente in team con sviluppo di forti competenze specifiche, ci saranno modelli di servizio segmentati sulla marginalità del cliente, si avrà più coraggio nell’innovare, cresceranno i temi legati al sociale e all’ambiente e probabilmente aumenterà il tempo dedicato a temi di educazione finanziaria. Naturalmente poi l’uso della tecnologia, il processo di digitalizzazione e la dematerializzazione dei documenti subiranno una forte accelerazione portando vantaggi al cliente e al consulente”.
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