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11/13/2023 | Redazione Advisor
Enasarco non ci sta e, come si legge su ilsole24ore.com, lo stralcio dell’obbligo di iscrizione degli agenti assicurativi alla fondazione dalla Legge di Bilancio, non è stata gradita e i retroscena narrano di una lettera inviata dai vertici della Fondazione alla “politica”. Come noto anche grazie al pressing delle associazioni di categoria Sna e Anapa, sui rispettivi riferimenti politici, quello che era l’Art. 28 della bozza di Legge Finanziaria è stato stralciato ed il testo approdato al Senato lunedì 30 ottobre non prevede più l’obbligo contributivo Enasarco a carico degli agenti assicurativi e dei relativi collaboratori.
“Tuttavia, le pressioni per la reintroduzione di tale obbligo contributivo non sono cessate e sembra che sia in corso un nuovo braccio di ferro”, come spiega tramite il suo canale web lo Sna (Sindacato nazionale Agenti) che ha incontrato mercoledì 8 ottobre da una serie di parlamentari di maggioranza proprio per scongiurare nuovi colpi di mano.
“L’assoggettamento alla normativa in materia di contribuzione previdenziale integrativa prevista per gli agenti ed i rappresentanti di commercio, oltre a rappresentare un forte onere aggiuntivo, non avrebbe trovato alcuna giustificazione per la categoria – rimarca Vincenzo Cirasola, presidente Anapa –. I titolari di agenzia infatti hanno già da anni un loro Fondo di Previdenza complementare (Fonage) e una Cassa di Previdenza frutto della libera contrattazione collettiva con l’Ania, che si aggiunge all’iscrizione all’Inps e ad altre forme tutela previdenziale”.
Gli agenti avrebbero poi dovuto pagare (oltre che per sé) anche parte della copertura Enasarco per i propri subagenti: la spettanza complessiva del 17% sarebbe infatti stata divisa a metà tra agente e subagente. Insomma sarebbe stata una nuova stangata nella manovra finanziaria che si sarebbe aggiunta all’introduzione della ritenuta d’acconto del 23 per cento.
Ma torniamo alla vicenda Enasarco, cercando di capire le motivazioni che stanno alla base del tentativo (l’ennesimo) di obbligare i professionisti delle assicurazioni all’iscrizione e al pagamento dei contributi. Il tema infatti non è certo nuovo, visto che la Cassazione si era espressa più volte a favore dell’esclusione degli agenti e subagenti assicurativi dal versamento dei contributi richiesti da Enasarco durante delle ispezioni.
Allargamento della platea
Il nuovo tentativo è finalizzato soprattutto ad allargare la platea dei versanti anche per fare fronte ai crescenti oneri per le prestazioni previdenziali gestite: ogni anno Enasarco eroga più di 135 mila pensioni e circa 36 mila liquidazioni Firr ossia (Fondo indennità di risoluzione del rapporto). Gli iscritti oggi (stando al sito) sono oltre 237 mila e le imprese preponenti 57 mila. Il flusso contributivo nel 2022 è passato da 1,25 miliardi euro a 1,30 miliardi, a fronte di una spesa pensionistica complessiva di 1,085 miliardi (1.034 milioni nel 2021), mentre continua a diminuire il numero dei contribuenti: -1.400 rispetto al 2021, e a crescere quello dei pensionati: +2.100 rispetto al 2021. Da qui probabilmente il pensiero di integrare la nutrita platea degli agenti assicurativi (25mila agenzie) e dei subagenti (circa 198mila addetti iscritti alla lettera E Rui). <
Il contributo medio annuo pagato dall’agente di commercio all’Enasarco è pari a 2.543 euro a cui si aggiunge in egual misura il contributo a carico della preponente, per un valore complessivo medio di euro 5.086; di contro la pensione media annua di vecchiaia è pari a 9.500 euro (contro i 7.790 euro del 2021).
Come si legge sempre sul quotidiano di Confindustria, poiché i contributi vanno capitalizzati all’incremento medio quinquennale del Pil nominale, che include pertanto l’inflazione, si tratta di un obiettivo particolarmente sfidante in tempi di elevata inflazione. Il tutto nonostante ci sia l’enorme dote contributiva data dai silenti (ossia da coloro che pagano meno dei venti anni di contributi necessari per ottenere la pensione, minimo innalzato nel 2021).
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