Tempo di lettura: 8min

HIC RHODUS, HIC SALTA

3/16/2020 | Manlio Marucci*

Stiamo assistendo ad un evento storico che sta sconvolgendo le nostre abitudini e lo stile di comportamento ricorrente a cui eravamo abituati nell’ambito della regolazione dei rapporti...


Stiamo assistendo in questa fase della nostra vita ad un evento storico che sta sconvolgendo le nostre abitudini e lo stile di comportamento ricorrente a cui eravamo abituati nell’ambito della regolazione dei rapporti istituzionali, sociali, umani, produttivi, finanziari, di relazione con il mondo dei media e dei social. Il vissuto umano legato a dei valori culturali ed ideali interiorizzati dagli schemi tradizionali del mondo occidentale – vissuti in “armonia” con la struttura del sistema economico e finanziario del capitalismo avanzato nella sua fase matura - ha iniziato ad incrinarsi con gli avvenimenti recenti determinati da situazioni “spurie” – forse naturali – del fenomeno “coronavirus” mettendo in evidenza la fragilità della condizione umana e della sua debolezza psicologica. E’ entrato così in “profonda crisi” il nostro modo di vivere e di pensare sul nostro futuro. Se vogliamo, il comportamento umano è stato messo in crisi da variazioni e fenomeni non razionalmente controllabili, poiché imprevedibili. La nostra interazione tra organismi viventi ed ambiente sembra che abbia rivoluzionato e rimesso seriamente in discussione ogni modello e schema di riferimento della nostra vita, del nostro modo di essere, di pensare e di interpretare la realtà del momento. In sostanza abbiamo, o stiamo cambiando le nostre quotidiane abitudini di sempre e di relazione.

 

Relegati in quarantena forzata, i nostri giorni sembrano adombrare il tramonto di tutta una fase storica, coniata dal mito dell’efficientismo, dell’onnipotenza e quindi dell’uso indiscriminato della scienza e se vogliamo della finanza intesa come strumento di utilità sociale. In realtà se osserviamo questo fenomeno di paura associato a quello che sta avvenendo sui mercati finanziari notiamo come vi sia uno stretto legame – una “correlazione significativa” quasi “funzionale” tra il corpus della paura dettato dal contagio del nuovo virus (adesso può toccare anche a me) con quello che sta avvenendo sui mercati borsistici. Non si può infatti negare lo stress che stanno vivendo i mercati finanziari di tutto il mondo.

 

Le Borse hanno subito un duro colpo e da diversi giorni gli indicatori di rischio si sono fortemente impennati. In tale scenario assistiamo insofferenti ad una “spietata” speculazione da parte di traders senza scrupoli che proprio in funzione di tale instabilità e volatilità dei mercati intervengono pesantemente sui vari titoli ed indici di borsa creando panico e incertezza ai poveri risparmiatori, vittime sacrificali di tale sistema. Adottano come astuti avvoltoi la vendita allo scoperto (o short selling) che è una pratica di vendere un bene che non si possiede realmente, nella speranza che il prezzo scenda così da riacquistarlo in futuro a un prezzo più basso per ottenerne “sostanziosi” profitti. In questa logica le istituzioni di controllo dei mercati borsistici a volte intervengono in ritardo – o addirittura non intervengono come nel caso della UE - amplificando le perdite e sviluppando un clima di incertezza e di paura.

 

I ribassi registrati dalle Borse nelle ultime settimane dimostrato tali tendenze sotto il dominio incontrastato delle azioni di tali “traders” speculatori che operano a leva. Tanto per citare un caso emblematico, il re degli hedge fund - in questa fase di incertezza - Ray Dalio, il più noto tra i gestori di hedge fund, con la sua Bridgewater Associates sta scommettendo contro le Borse europee, con una forza d’urto intorno ai 10 miliardi di dollari. Questo è l’attuale contesto e da un’analisi critica cerchiamo di evidenziarne la logica sottostante.

 

Nell’altalena della borsa entrano in gioco fattori che non hanno nulla a che fare con l’economia reale, ma semplicemente si legano a impressioni, a sensazioni, a paure, a ipotesi catastrofiche, piuttosto che ad attese ottimistiche, anche se solo prudenti. Emerge il fattore paura che è un meccanismo di difesa – di solito inconscio - che serve alla specie umana per proteggersi da sensazioni dolorose e spiacevoli. Una sorta di premonizione che ci mette in uno stato di allerta per evitare ulteriori danni e disastri. La paura si lega indubbiamente oltre che alla salute anche al possesso di denaro e a come quest’ultimo viene messo al sicuro. Insomma stante alla logica interpretativa dei fatti, si può formulare una regola generale: chi possiede la salute e il denaro ha un grande timore di perdere sia l’una che l’altro.

 

I molteplici cambiamenti intervenuti di recente ci hanno ricondotto ad interpretare la realtà in modo diverso dagli standard di vita corrente e quindi portato a riconsiderare la nostra vita in una società – ormai integrata ed interconnessa a livello globale – a cui ridare pienamente valore ai beni primari, quali la salute e il denaro, quest’ultimo come elemento e fattore economico e di sicurezza. Temi di psicologica sociale che vanno al di là della moda corrente e delle restrizioni imposte dalle istituzioni ci inducono così a ripensare il paradigma dell’Homo Economicus che basa le sue scelte sull’ipotesi di preferenze di stabilità, razionalità perfetta ed equilibrio in senso stretto. Il campo di ricerca ormai consolidato dalla vasta letteratura delle teorie economiche ci ha fornito sufficienti prove dimostrando che il comportamento umano dipende in modo prevalente dai fattori psicologico-sociali, dai fattori istituzionali, culturali e biologici.

 

Tuttavia quello maggiormente in discussione che ha un impatto sulla salute umana è quello legato ai processi decisionali – come hanno ampiamente dimostrato gli studi condotti da Kircher, Hoelzi, Hofmann, Fischter & Jonas, Lopes, Kahneman e Tversky ed altri – che riguardano le norme della condotta umana, ovvero la percezione di equità e la motivazione a cooperare collegialmente in modo che siano giustificate le scelte orientate a soddisfare i propri bisogni fondamentali. Insomma, la realtà di oggi è che si sta vivendo una situazione molto problematica; vi è una scarsa attenzione alle scelte e relazioni con soggetti poco attenti alla valutazione del proprio essere e ai loro comportamenti. Capire l’attuale situazione di “stress” con la lente degli strumenti forniti della scienza psicologica e dell’indagine sociologica ci aiutano a inquadrare positivamente il problema.

 

E’ ormai acclarato dagli studi della psicologia sperimentale, infatti, come le esperienze acquisite siano da inquadrate in una cornice di problemi (effetto framing): dal contesto generale di paura generato dal coronavirus, al linguaggio utilizzato e come questo sia stato presentato dai media, generando a volte confusione, informazioni errate e/o incomplete che hanno spesso indotto il comune cittadino all’adozione di un solo punto di vista, ovvero ad una “rappresentazione” della realtà che ha rimesso in discussione un principio fondamentale della nostra vita qual è “la sicurezza”. Si verifica così il “framing effect” che ci induce a scomporre i termini dei problemi maggiormente influenti, isolando quelli che vengono ritenuti rilevanti. In altri termini, posti di fronte a problemi sostanziali quali quello della tutela della salute e dei propri risparmi, gli individui decidono in modo diverso a seconda dell’inquadramento adottato e assumono atteggiamenti non idonei al tipo di scelta da fare. Il problema dell’incertezza è quindi centrale nell’assunzione dei processi decisionali dal momento che le conseguenze delle azioni che l’individuo intraprende spesso si prolungano nel futuro e non si può essere completamente sicuri che l’esito sperato si verifichi realmente Il rischio – come ci è stato “realmente” rappresentato dalla comunità accademica con il Covid-19 - è la valutazione della probabilità che la persona (ognuno di noi) entri in contatto con un pericolo e la gravità del potenziale danno produce meccanismi di difesa difficilmente controllabili razionalmente, poiché inconsci e spesso si traducono in comportamenti che sfociano nell’irrazionalità.

 

Si può quindi affermare che il problema della percezione e rappresentazione dei rischi in questo scenario - diremmo unico nella recente storia dei rapporti sociali ed umani - porta delle conseguenze che devono essere codificate razionalmente e collocate in un ambito di controllo che offra adeguate conoscenze e competenze scientifiche valide per farvi fronte. Fattori umani e sociali con cui bisogna fare i conti. In conclusione si può affermare come il contributo dato dalla psicologia comportamentale sui mercati finanziari sembra aver raggiunto oggi una maturità sufficiente per poter affiancare l’economia reale nel tentare di raggiungere una migliore comprensione delle dinamiche dei comportamento degli attori che operano nel complesso e vasto mondo finanziario, aiutati anche dalla tecnologia avanzata, dell’informatica applicata e dell’intelligenza artificiale. In questo quadro di problemi della società moderna, la psicologia come le altre scienze umane devono riuscire ad affrontare in modo più convincente il tema della diffusione delle informazioni e delle opinioni all’interno del mondo finanziario, “ingabbiando” così come “una mordacchia” le speculazioni di borsa.

 

Si tratta di un tema di primaria importanza dal momento che frequentemente i mercati finanziari danno l’impressione di essere guidati da un comportamento di tipo collettivo. Anche le componenti di tipo affettivo ed emotivo dovranno esser prese in considerazione maggiormente nel prossimo futuro. Si tratta di spiegare in ultima analisi, il modo in cui le persone si rappresentano ed interpretano le dinamiche di tipo finanziario con un processo di formazione ed informazione mirata su vasta scala a cui le istituzioni devono ulteriormente impegnarsi per limitare la barriera dell’ignoranza finanziaria ed abbattere così la selvaggia speculazione di borsa. In sostanza sembra necessaria un’azione di sistematizzazione dei molti dati presenti in letteratura in modo da ottenere un quadro di riferimento più strutturato che sia in grado di indirizzare al meglio le decisioni in capo agli investitori. E su questo versante le Autority del mercato italiane, europee ed internazionali dovranno fare molto anticipandone i meccanismi di controllo e di regolazione.

Ci sarebbe da ricordare loro la favola di Esopo: HIC RHODUS, HIC SALTA !

 

*presidente Federpromm 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?