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5/11/2016
Quasi un terzo delle obbligazioni governative nel mondo viaggiano in territorio negativo. In Europa, oltre il 60% delle obbligazioni tedesche e oltre il 40% di quelle francesi hanno il segno meno. Persino i periferici, come Italia e Spagna, viaggiano rasoterra. "Basta considerare queste percentuali per capire perché gli investitori siano costretti a guardare altrove se cercano rendimenti accettabili. Ma la caccia al rendimento a livello globale richiede agli investitori di assumere più rischio e di utilizzare il fixed income rispetto al modo tradizionale con cui si investe in questa asset class" spiega ad AdvisorOnline.it Jim Dudnick (nella foto), gestore del fondo Allianz US Short Duration High Income Bond di AllianzGI.
Ciò significa sostanzialmente una cosa: mettere in portafoglio segmenti più rischiosi, come le obbligazioni dei Paesi emergenti o le obbligazioni corporate high yield (quelle ad alto rendimento e, quindi, con rating inferiori all'investment grade) se si vuole rimanere nell'ambito delle economie dei Paesi sviluppati, come gli USA, che rimane uno dei principali mercati per questo tipo di bond. Ma con quali rischi? "Il principale rischio in questa asset class - prosegue - è una recessione, l’altro è la selezione dei titoli: in questo, caso basta considerare che 1,3 trilioni di dollari è concentrato in emittenti legati in un modo o nell'altro al business delle materie prime. Noi ci concentriamo sulla parte più sicura, che comprende gli ex commodity, come i beni di consumo, che beneficiano dell’attuale fase del ciclo economico e dei bassi prezzi del petrolio".
Molti investitori, tuttavia, negli scorsi mesi si sono allarmati dall’aumento degli spread nell’high yield americano. Dudnik non è però uno di loro. "L’aumento degli spread nell’high yield - spiega - non è il miglior indicatore per anticipare una recessione: già otto volte ha raggiunto livelli così alti ma solo due volte ha preannunciato una recessione e, quindi, per sei volte nelle ultime due decadi si è rivelato un falso indicatore. Durante una fase di recessione i default possono superare il 10%, ma fino a quando rimarranno sotto i 6% la remunerazione del rischio è accettabile in un contesto dominato da bassi tassi di interesse".
Cosa guardare, dunque, quando si investe in questa asset class con un fondo specializzato? "La miglior domanda che si può fare - sottolinea il gestore - non è quanti titoli in default un fondo abbia in portafoglio, ma quante obbligazioni il gestore abbia venduto in perdita; e questo accade quando, ad esempio, si vendono titoli che stanno perdendo valore, come potrebbe accadere con i Treasuries durante una fase di rialzo dei tassi. La nostra strategia, tuttavia, non è quella di speculare sui titoli o fare operazioni di arbitraggio, ma di guadagnare con i coupon selezionando e tenendo in portafoglio i titoli meno rischiosi all’interno dell’asset class".
In che modo? "La nostra soluzione - conclude - è quella di focalizzarsi in un sotto-segmento del mercato high yield americano per trovare titoli che sono meno rischiosi e guadagnare con cedole che in media danno il 6 - 8 %. Monitoriamo attentamente la volatilità del fondo per fare in modo che i downside siano molto più contenuti rispetto a un tradizionale fondo high yield senza però perdere le opportunità di guadagno nelle fasi di upside quando l’economia va bene".
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