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6/10/2019
Al recente convegno di Efpa Italia si è parlato di consulenza finanziaria indipendente. Per reti e CF sarebbe necessario eliminare il vincolo che obbliga gli advisor a scegliere tra la consulenza indipendente e quella non indipendente. AdvisorOnline.it ha sentito in merito Massimo Scolari (nella foto), presidente di Ascofind, l'associazione delle società di consulenza finanziaria.
Un consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede, per Anasf e Assoreti, dovrebbe poter indossare la doppia casacca a seconda del cliente: quella di consulente indipendente, per i clienti che richiedono questa tipologia di servizio, e quella di consulente non indipendente, per coloro che invece optano per un servizio "tradizionale". Cosa ne pensa?
Sono molto lieto che si ricominci a ragionare sul tema dell’indipendenza del servizio di consulenza. Mi pare un netto progresso rispetto ad affermazioni, ascoltate un paio di anni fa, secondo le quali la consulenza indipendente non interessava ad alcun cliente. Probabilmente ci si è accorti che non è così. Il modello introdotto da MiFID II, e recentemente ribadito secondo linee molto simili dalla Sec negli Stati Uniti, prevede due forme distinte di consulenza, una indipendente e l’altra non indipendente. La normativa prevede che al cliente siano ben spiegate le caratteristiche e il perimetro di entrambe al fine di consentirgli una scelta libera e consapevole. Gli intermediari, le imprese di investimento, possono anche adottare entrambi i modelli, ma non devono creare nel cliente confusione riguardo al tipo di consulenza prestata. Da qui la necessità di una separazione organizzativa, anche delle reti di consulenti, che la direttiva espressamente richiede. Sia ben chiaro, la normativa non indica le modalità di tale separazione e su questo, insieme alle Authority europee, pur mantenendosi nell’ambito di conformità alla norma, si potrebbe ragionare in modo costruttivo. Insomma, volendo, soluzioni praticabili ce ne sono, anche se non spetta a me suggerirle.
La principale differenza tra i due modelli attiene al sistema di remunerazione del servizio, fee only nella consulenza indipendente e commission based in quella non indipendente. Quali sono gli impatti immaginabili nell’adozione di un modello fee only puro?
Premesso che non sono del tutto d’accordo poiché la qualificazione della consulenza indipendente attiene in egual misura all’ampiezza della gamma di strumenti finanziari e soprattutto alle norme che disciplinano il processo di selezione, parliamo pure di modelli di remunerazione. La mia opinione a riguardo è che, data la progressiva diminuzione delle commissioni sui prodotti finanziari, basare la remunerazione dei consulenti su qualcosa che scende, e che è destinata a scendere ulteriormente, ancora non è certo il massimo. Il lavoro di qualità fornito da moltissimi ottimi professionisti non verrebbe adeguatamente riconosciuto. Non è giusto e questo, già da sé, costituirebbe un buon motivo per un ripensamento della struttura dei ricavi.
Ce ne sono anche altri di motivi?
Sì, c’è un motivo ancora più importante: il meccanismo oggi vigente ha funzionato bene e può continuare a funzionare nell’ambito della mera distribuzione dei prodotti. Rappresenta però un vestito troppo stretto per supportare le migliori ambizioni del settore della consulenza finanziaria: mi riferisco ai grandi temi del finanziamento dell’economia reale, della sostenibilità ambientale, della demografia e passaggio generazionale con conseguente capacità di servire adeguatamente le nuove generazioni di investitori. Per affrontare con i clienti questi temi occorre una grande credibilità e reputazione da parte di tutto il settore che non potrebbe che beneficiare dall’adozione di una modalità indipendente nella prestazione della consulenza.
Lei in questi anni si è impegnato alla nascita delle due sezioni dell’Albo dedicate ai consulenti indipendenti, persone fisiche e società. Ma se gli intermediari offrissero la consulenza indipendente non spiazzerebbero la vostra proposta?
Il lavoro che abbiamo svolto e che continueremo a svolgere ha portato alla nascita di nuovi soggetti attori della consulenza. Siamo all’inizio ma già da ora possiamo dire che, prima di questo evento, i consulenti finanziari avevano una possibilità di lavoro mentre ora ne hanno due. Si tratta di una sana concorrenza, nel pieno rispetto reciproco, che porterà, almeno queste sono le nostre intenzioni, ad un ampliamento e quindi ad un arricchimento del mercato della consulenza finanziaria. Se le reti di consulenza avviassero in modo deciso la consulenza su base indipendente, per i consulenti finanziari da due opzioni si passerebbe a tre e credo che ognuno ne potrebbe trovare giovamento, sia i consulenti che i clienti.
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