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4/17/2023 | Redazione Advisor
Il 30 giugno è ancora lontano ma la questione del salvataggio di Eurovita diventa sempre più ingarbugliata. Come scrive MF Milano-Finanza, i negoziati tra assicurazioni, banche, Ivass con il coinvolgimento del Mef, sono all’ordine del giorno.
Per rimuovere le esitazioni e le forti perplessità del mondo assicurativo, chiamato a salvare la compagnia del gruppo Cinven che a fine 2022 contava circa 535 mila assicurati, è stato messo a punto un piano che vedrebbe le principali cinque compagnie italiane (Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol, Poste Vita e Allianz) spartirsi il gruppo in parti uguali, accollandosi i rischi assicurativi e la gestione del personale. Mentre il mondo dei distributori, in particolare i gruppi bancari particolarmente coinvolti (Sparkasse, Credem, Fineco, Fideuram) sarebbero chiamati a farsi "garanti" dei prodotti di ramo I (polizze tradizionali) subentrando nei contratti dei clienti che vorranno riscattare.
Non è ancora chiaro se, nel caso vada in porto questa ipotesi, verrà percorsa la via della polizza in pegno o se d sarà un vero e proprio cambio di contraenza con gli istituti di credito che dovrebbero anticipare ai clienti il valore di riscatto. È presto per dire se si sia trovata la quadra e se il progetto, di matrice assicurativa, sia sostenibile per le piccole e medie banche coinvolte. Qui si tratta infatti di vedere come andranno i riscatti ma la messa in sicurezza studiata dovrebbe limitarli al minimo subentrando i big. Quel che è certo è che non sarà facile la spartizione. Il patrimonio complessivo gestito in polizze a fine 2022 era pari a 15,4 miliardi circa. Di essi ben 8,2 sono relativi a ramo I pure, vi è poi la componente presente nelle multiramo che hanno asset pari a 1,8 miliardi circa. Il grosso del problema dunque è proprio stabilire come dividersi le gestioni separate (gs) a cui sono legate le polizze di ramo I che sono anche le più critiche visto che in caso di riscatto ci sarebbe da rimborsare i clienti, accollandosi eventuali perdite causate dalla vendita forzata dei titoli minsuvalenti presenti in portafoglio. Anche per questo i riscatti sono stati bloccati fino al prossimo 30 giugno. In base agli ultimi rendiconti firmati dal revisore Kpmg, le undici gs in questione sono molto eterogenee tra loro, sia per la quantità sia per la qualità degli attivi e anche peri rendimenti medi retrocessi agli assicurati.
Oltre il 70% In bond governativi
Va premesso, si legge sempre su MF Milano-Finanza, che il profilo dei titoli appare comunque di qualità essendo prevalenti i titoli governativi dell'area euro (che in quasi tutte le gestioni del gruppo sono superiori al 70%). Tuttavia ci sono ampie differenze: in alcune gs i BTP rappresentano per esempio l'80%, mentre in altre gestioni prevalgono i titoli di Stato esteri ma non mancano obbligazioni non quotate presenti nel portafogli Eurovita nuovo secolo (27 milioni), Euroriv e Primariv (per 36 milioni a testa). Spesso si tratta di obbligazioni, talvolta subordinate, di banche collocatrici: stando a quanto risulta Plus24, per esempio, sarebbero di circa 20 milioni di subordinati della Cassa di Risparmio di Volterra (anche se l'incidenza è minimale sulle singole gs al massimo i1 2,5%).
Niente di problematico per gli assicurati a cui comunque verranno garantiti sia il capitale sia il rendimento della gestione. Anche in questo ambito ci sono molte differenze tra clienti da dividersi: se, come risulta a Plus24, il rendimento medio minimo garantito sul portafoglio delle gs è pari 0,96%, ci sono ancora Gs a cui sono legati vecchi contratti che hanno rendimenti minimi da onorare pari al 4% (anche se la media è più bassa). Si tratta di Eurovita Nuovo Secolo, Primarie, Euroriv e Fondo Eurovita 2000. E anche questo fattore sarà una discriminante nella divisione.
Fusione? Fattibile ma lunga
Per livellare la situazione trai diversi portafogli in caso di spartizione, sono allo studio diverse ipotesi. Lo spacchettamento delle gs per distributore pare un po' complicato e si sta studiando l'idea, tecnicamente fattibile, della fusione di tutte le gestioni separate (eccetto quelle dei Pip esclusi dal divieto di riscatto e trasferimento), in modo da dividere esattamente in cinque il portafoglio. Una via percorribile per almeno cinque gs che nel loro regolamento prevedono tale possibilità di fusione, mentre tre gestioni (di cui una importante) non la contempla (ma si potrebbe ovviare lasciando la facoltà di recesso al cliente). Anche in questo caso resterebbero comunque validi i vecchi contratti con i relativi eventuali minimi garantiti.
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