I mercati non accolgono con favore lo stallo nelle trattative per l'innalzamento del tetto del debito Usa
I mercati non accolgono con favore lo stallo nelle trattative per l'innalzamento del tetto del debito Usa. Dopo due sedute negative, i principali indici europei sono partiti in rosso anche mercoledì. Piazza Affari ha avviato le contrattazioni con l'indice Ftse Mib in flessione dello 0,87%. Nel pomeriggio, l'andamento degli indici è peggiorato, fino a sfiorare un calo del 4% a poco più di un'ora dalla chiusura, per poi attestarsi a un calo del 2,81% alla campanella. E in serata anche da Wall Street sono giunti segnali decisamente negativi: alla chiusura il Dov Jons ha segnato una perdita dell'1,58% a 12.303,54 punti, il Nasdaq ha ceduto il 2,65% a 2.764,79 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 2,02% a 1.304,97 punti.
LA PEGGIORE D'EUROPA - Piazza Affari è risultata ancora una volta la peggiore del lotto europeo, penalizzata dai titoli bancari e dall'andamento delle contrattazioni a Wall Street, dove a metà giornata il Dow Jones cedeva lo 0,88%, mentre il Nasdaq era in calo dell'1,71% e lo S&P 500 perdeva l'1,24%. Tornando all'Europa, Francoforte ha perso l'1,25%, Parigi l'1,40% e Londra lo 1,14%. In pratica, il clima sui mercati è tornato molto simile a quello che si respirava prima del Consiglio europeo del 21 luglio, in cui pure era stato sbloccato il piano di salvataggio da 109 miliardi per la Grecia ed era stata «promossa» la manovra finanziaria varata dal governo italiano.
BANCARI IN DISCESA - Come di consueto, i bancari hanno determinato l'andamento di Piazza Affari. Ubi ha ceduto il 5,68%, Intesa Sanpaolo il 5,12%, Unicredit il 4,3%, Banco Popolare il 5,37%, Mediobanca il 4,93% e Popolare Milano il 3,49%. Male i bancari non compresi nell'indice Ftse Mib. Carige è arretrata del 4,62% e Credito Emiliano del 4,55%.
BTP SOTTO PRESSIONE - Al contempo i titoli di Stato sotto pressione sul mercato obbligazionario. Lo spread di rendimento dei decennali italiani ha toccato il massimo di seduta nei confronti dei titoli tedeschi di pari durata a 312 punti. Dopo una mattinata in cui la forbice dei rendimenti si era già allargata rispetto ai livelli della vigilia, nel pomeriggio l'avvio negativo di Wall Street, spiega un operatore, ha accentuato la vena ribassista sul debito sovrano dei paesi deboli dell'eurozona.
GRECIA ANCORA BOCCIATA - Nel frattempo, a rendere il clima sui mercati ancor più pessimistico, Standard & Poor's ha provveduto a tagliare il rating della Grecia a «CC», portandolo a due soli gradini dal livello «D» che indica il default. Le prospettive sono negative. Lo annuncia in una nota l'agenzia di rating, che in precedenza assegnava ad Atene il voto «CCC». Nel comunicato l'agenzia spiega che il piano di ristrutturazione del debito del paese, varato la settimana scorsa dalla zona euro, corrisponde a un «default selettivo» e che le opzioni, concesse ai creditori privati, di swap dei governativi greci detenuti o di allungamento delle scadenze, sono «sfavorevoli».
LA CORSA DELL'ORO - Brucia un record dietro l'altro l'oro, il bene rifugio per eccellenza che da settimane viene premiato dagli acquisti durante le fasi di tensione dei mercati. Viene utilizzato dagli ivestitori per mettersi al sicuro dalle turbolenze che coinvolgono i vari segmenti della finanza, dai saliscendi delle Borse alle fluttuazioni dei cambi valutaria, alle tensioni sui titoli di Stato. L'oncia è arrivata a toccare 1.628,8 dollari, un nuovo massimo storico durante una seduta di rinnovate tensioni sia un Europa, per il trascinarsi della crisi debitoria tra paesi della periferia dell'area euro, sia negli Stati Uniti dove si rischia un mancato accorso parlamentare sull'aumento dei limiti al deficit di bilancio federale. Questo mentre le Borse europee e statunitensi sono nuovamente in netto ribasso, depresse dalla prospettiva che in assenza di una intesa la prima economia globale si ritroverà impossibilitata a reperire finanziamenti per coprire tutti i suoi pagamenti. In un clima già negativo, poi, la debolezza dei dati sugli ordinativi di beni durevoli, che hanno accusato un calo inatteso a giugno ha riservato quella doccia fredda che non ci voleva. Intanto in mattinata si sono registrato nuovi indebolimenti del dollaro, in parte rientrati nel pomeriggio tra voci di interventi da parte della banca centrale dell'India, contro gli apprezzamenti della rupia.
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