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5/29/2018 | Greta Bisello
"L’economia italiana si sta rafforzando, prosegue il recupero dell’occupazione, sono state eliminate fonti di rischio sistemico nel settore bancario. Il consolidamento dei risultati raggiunti, il conseguimento di ulteriori progressi, la rimozione delle fragilità strutturali richiedono di procedere lungo il percorso di riforma avviato" questo l'incipit positivo di Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia nella sua relazione annuale. Insomma guardare indietro ai passi fatti fino questo momento per non perdere la giusta direzione intrapresa, dato che il contesto è stata favorevole ma potrebbe non essere così per sempre.
Il Governatore pare fare eco al pensiero espresso negli scorsi giorni dal Presidente Mattarella e che gli è valso le accuse da parte dell'opinione pubblica e prosegue così: "La difesa del risparmio, necessario per sostenere la crescita economica, presuppone condizioni ordinate sui mercati finanziari. Queste dipendono dalla credibilità delle politiche volte a rinnovare la struttura dell’economia, ad accrescere la produttività, a mantenere sotto controllo la dinamica del debito pubblico"; un monito a chi ha cercato in questi giorni di demonizzare il mercato rendendolo il capro espiatorio per l'instabilità politica italiana.
Ancora l'accento di Visco sul debito: "Alla fine dello scorso anno il debito pubblico italiano era pari a quasi il 132 per cento del PIL. È un valore molto elevato rispetto al passato. Ridurre l’incidenza del debito è un obiettivo irrinunciabile" e conclude "per ridurre il debito non vi sono scorciatoie. Gran parte del risparmio finanziario accumulato dagli italiani trova corrispondenza, diretta o indiretta, nei 2.300 miliardi del nostro debito pubblico. Se venisse messo a repentaglio il valore della loro ricchezza reagirebbero fuggendo, cercando altrove riparo. E gli investitori stranieri sarebbero più rapidi. La crisi finanziaria che ne conseguirebbe farebbe fare al nostro paese molti passi indietro. Macchierebbe in modo indelebile la reputazione dell’Italia nel mondo".
Così come risulta impensabile al momento fare marcia indietro o frenare in tema di pensioni: "Le riforme introdotte in passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica; hanno risposto alla necessità di tenere conto dell’allungamento della vita media nel definire il rapporto tra i contributi versati e l’entità e la durata della pensione; hanno posto l’Italia in una posizione favorevole nel confronto internazionale. Sarebbe rischioso fare passi indietro".
Impossibile poi non fare riferimento alla tecnologia e alle trasformazioni della vecchia finanza in un'entità nuova con nuove regole: "Dalla fine dello scorso decennio il ruolo delle banche nel finanziamento dell’economia si è progressivamente ridotto. È aumentato il peso del mercato dei capitali e di operatori non bancari che svolgono alcune funzioni tipiche della tradizionale intermediazione creditizia". Anche se le trasformazioni senza controllo rappresentano una fonte di rischio più che un'opportunità secondo il Governatore: "Le strategie dei gestori di fondi di grandi dimensioni possono avere impatti rilevanti sui prezzi e sulla liquidità degli strumenti oggetto di investimento. La diffusione di transazioni automatizzate ad alta frequenza può dare luogo ad aumenti repentini della volatilità dei corsi dei titoli, soprattutto qualora diversi intermediari reagiscano in maniera simile ai movimenti di mercato".
Il numero uno di Bankitalia prende posizione invitando alla responsabilità sul dibattito infuocato circa il ruolo dell'Europa: "Non sono le regole europee il nostro vincolo, è la logica economica. A essa è strettamente connesso l’obbligo, che tutti abbiamo, di non compromettere il futuro delle prossime generazioni: accrescere il debito vuol dire accollare loro quello che oggi non si vuole pagare". L'invettiva è in favore di un'Italia più partecipe e proattiva che riesca a influire positivamente nelle decisioni di Bruxelles e giochi un ruolo da protagonista, ancora una volta nessun demone da esorcizzare: "Il destino dell’Italia è quello dell’Europa. Siamo parte di una grande area economica profondamente integrata, il cui sviluppo determina il nostro e allo stesso tempo ne dipende".
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